giovedì 24 ottobre 2024
Il governo della capitale ha stanziato 327 milioni di dollari per i prossimi 5 anni. Il sindaco: l'isolamento non è solo un problemi individuale, ma qualcosa che la società deve affrontare insieme
Anziani in un ospedale di Seul

Anziani in un ospedale di Seul - ANSA

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L’obiettivo (ottimistico? velleitario? destinato al successo?) è “creare una città in cui nessuno sia solo”. Seul dichiara guerra alla solitudine. E, in particolare, a quella condizione estrema nella quale si trovano imprigionati sempre più sudcoreani e che spesso li porta a morire soli. "La solitudine e l'isolamento non sono solo problemi individuali, ma compiti che la società deve risolvere insieme", ha affermato il sindaco della metropoli Oh Se-hoon. In che modo la capitale sudcoreana vuole contenere l’epidemia della solitudine? Con una spesa di 451,3 miliardi di won (circa 327 milioni di dollari) per i prossimi cinque anni, verrà istituita una rete di “consulenti per la solitudine” disponibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, una piattaforma online per fornire consulenze e un servizio di visite personali disseminate sul territorio. Non solo. La città, come riporta la Cnn, ha anche in programma di introdurre servizi psicologici e spazi verdi ampliati; piani alimentari nutrizionali per persone di mezza età e anziani; un "sistema" per identificare i residenti isolati che hanno bisogno di aiuto; attività per incoraggiare le persone ad “avventurarsi” all'esterno e a entrare in contatto con gli altri, come giardinaggio, sport, circoli di lettura.

Quello dell’isolamento, della mancanza cronica di relazioni, è una condizione che avvolge sempre più sudcoreani. Dai giovani - i cosiddetti hikikomori", persone che scelgono di vivere da reclusi, 244.000 nel 2022 – agli anziani il cui numero è destinato a crescere: nel 2025 oltre il 20 percento della popolazione avrà 65 anni o più e si stima che tale cifra aumenterà ulteriormente fino a raggiungere il 50,6 percento nel 2052.

Soli, senza rete di sicurezza e cura, e sempre più vulnerabili. Secondo un rapporto pubblicato dal ministero della Salute e del Welfare sudcoreano, il fenomeno delle “morti solitarie” ha una forte connotazione di “genere”: oltre l'84 per cento delle persone che muoiono da sole sono uomini. I dati catturano, peraltro, una tendenza in crescita: nel 2017 le persone morte da sole a casa erano 2.412, 3.378 nel 2021, 3.559 nel 2002 e 3.661 lo scorso anno. Dei decessi dell'anno scorso, il suicidio ha rappresentato il 14,1 percento, rispetto al 13,9 percento dell'anno precedente.
Molte delle persone trovate morte da sole non avevano un lavoro. Per molti uomini, perdere il lavoro significa perdere molte altre cose ad esso collegate, comprese le relazioni personali", ha detto al Korea Times Kim Eun-ha, direttore di un centro di ricerca finanziato dallo Stato incentrato sulla prevenzione dei decessi. "Inoltre, rispetto alle donne che vivono da sole, gli uomini corrono un rischio maggiore di sviluppare abitudini malsane come saltare i pasti e bere alcolici. Questo spiega anche il tasso più alto".

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