ll commissario agli Affari interni
e all'immigrazione Dimitris Avramopoulos ha invitato i
rappresentanti dei governi di Svezia, Danimarca e Germania per
"coordinare al meglio la gestione comune della pressione
migratoria". Lo ha annunciato il portavoce dell'esecutivo di
Bruxelles Margaritis Schinas. "Schengen è sotto pressione.
Stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità
attraverso una serie di misure. Ma nessuno ha la bacchetta
magica" ha detto Schinas.
La riunione di domattina a
Bruxelles segue la decisione dei governi svedese e danese di
reintrodurre i controlli alle frontiere in deroga temporanea a
Schengen. L'obiettivo
del commissario Avramopoulos, ha spiegato il portavoce Schinas,
è quello di "migliorare il coordinamento fra i paesi coinvolti
per assicurare una miglior gestione della pressione
migratoria". Nel frattempo, la Commissione ha avviato "un esame
approfondito" sulle decisioni annunciate ieri dalla Svezia,
ovvero l'introduzione di "controlli obbligatori dell'identità"
di coloro che entrano nel paese attraverso "tutti i mezzi di
trasporto", per verificare se tali decisioni sono coerenti con
le norme europee. A una prima valutazione, ha spiegato la
portavoce Tove Ernst, sembrano esserci le condizioni di una
"minaccia grave alla sicurezza interna" per l'afflusso "senza
precedenti" di migranti e richiedenti asilo.
Sono in tutto sei i paesi europei
dell'area Schengen che hanno reintrodotto i controlli alle
proprie frontiere, in deroga "temporanea" alla libera
circolazione delle persone in seguito all'eccezionale flusso di
profughi. Oltre alla Svezia, che l'ha riconfermato ieri dopo
averlo deciso già nello scorso novembre, e alla Danimarca, che
l'ha comunicato alla Commissione europea, nelle scorse
settimane analoghe decisioni erano state prese dalla Norvegia
(che non fa parte dell'Unione europea ma dello spazio
Schengen), dall'Austria, dalla Germania e dalla Francia. Malta,
che aveva reintrodotto i controlli nel periodo della conferenza
Ue/Africa sull'immigrazione, è invece tornata alla normalità
dal primo gennaio.
Quanto all'Italia, il ministro Alfano in una serie di interviste ha precisato che il nostro Paese "non ha intenzione di sospendere Schengen". La precisazione si è resa necessaria perché stava prendendo piede l'ipotesi che il Viminale stesse pensando di ripristinare i controlli alle frontiere con la Slovenia.
L'Italia, ha spiegato Alfano, ha invece rafforzato il presidio sul confine a maggior rischio terrorismo: quello del Nord-est che incrocia la rotta balcanica usata dai foreign fighters. 90 uomini dell'Esercito sono stati dispiegati in Friuli Venezia Giulia, tra le province di Trieste (35), Udine (35) e Gorizia (20) per lavorare insieme alla polizia di frontiera.