venerdì 17 settembre 2021
John Ramirez desidera che il reverendo Moore stia al suo fianco al momento dell'iniezione letale. Il Texas non lo concede, ma il detenuto fa causa allo Stato: "Violazione del diritto alla religione"
Il condannato vuole stringere la mano al pastore. L'esecuzione è rinviata

ANSA

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Da più di dieci anni, l’unico contatto fisico che John Henry Ramirez sperimenta è quello con le guardie carcerarie, nel momento in cui mettono ai suoi polsi le manette. L’uomo è in carcere dal 2007 e ora attende l'esecuzione della condanna a morte nel penitenziario Allan B. Polunsky Unit, in Texas. La sua esecuzione era prevista l’8 settembre ma è stata rimandata per un motivo che ha molto a che fare proprio con il contatto fisico. L’uomo ha da poco fatto causa allo Stato texano, che non ha accolto il suo ultimo desiderio: che il pastore Dana Moore, di una chiesa battista, possa entrare con lui nella camera della morte e nel momento dell'iniezione letale stringergli la mano (o toccargli la spalla) e pregare per lui.

"Sarebbe confortante", ha detto Ramirez. Vista la sua azione legale, l’esecuzione è stata rimandata. Secondo il suo avvocato, il rifiuto ricevuto è una violazione del diritto ad esercitare la religione nel momento in cui tale pratica è più necessaria: la morte è il passaggio in cui “la maggioranza dei cristiani crede che salirà in paradiso o scenderà all’inferno”, scrive il Guardian riportando le parole dell’avvocato.

Il New York Times racconta il rapporto tra i due uomini. Se dovessero descrivere la loro relazione, lo farebbero con le parole del Vangelo di Matteo: “Ero malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a visitarmi”. Da quattro anni, i due parlano di fede e vita attraverso un plexiglass nei momenti concessi ai carcerati per incontrare persone esterne alla prigione. Quando pregano, le loro mani si cercano e si sovrappongono, ma in mezzo rimane una barriera che li separa.

La corte suprema degli Stati Uniti ha deciso che il caso del signor Ramirez verrà discusso a ottobre o a novembre. Secondo il pastore Moore, permettere un contatto fisico al momento di morte del detenuto è fondamentale: “Il tocco umano è più di qualcosa di fisico. È il modo con cui Dio ci ha creato”. E aggiunge Moore: i miracoli di Gesù sono avvenuti attraverso il contatto.

John Henry Ramirez è stato condannato a morte per aver ucciso nel 2004 Pablo Castro. Ubriaco e drogato, era in macchina con due amiche e cercava qualcuno da rapinare. In quel momento, il signor Castro portava la spazzatura fuori dal minimarket in cui lavorava. Ramirez lo ha ucciso con 29 coltellate. Poi è stato latitante fino al 2007, anno in cui è stato catturato al confine con il Messico. L’infanzia di Ramirez è segnata da abusi, povertà e instabilità. Elementi che non considera una giustificazione per le sue azioni: “Ci sono molte persone che vivono così e anche peggio, ma non finiscono condannati a morte, non diventano assassini”, ha detto al Nyt.

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