Nato nel febbraio 1928 in un
villaggio ebraico della Palestina sotto mandato britannico,
Ariel Sharon (Sheinerman) - morto oggi a 85 anni - è stato fin
da ragazzo un personaggio chiave nello Stato di Israele: spesso
ammirato dai connazionali, ancora più spesso temuto dai
dirigenti del Paese, perfino odiato dalla stampa locale, ma mai
sottovalutato. In vecchiaia l'uomo che aveva sempre innescato
passioni contrastanti si sarebbe però scoperto, ome un Padre della patria, espressione di un largo
consenso nazionale.
All'apice della carriera politica, la sua fibra è
stata stroncata da un ictus. L'uomo che per decenni era stato
una "Spada di Davide" ed aveva fatto ricorso alla
forza per modellare un Medio Oriente a misura di Israele, dal
gennaio 2006 è stato costretto nel letto di un ospedale
di Tel Aviv. In questo simile al suo acerrimo rivale, il
palestinese Yasser Arafat, spentosi in un ospedale francese
dopo una lunga agonia. La storia personale di 'Arik' (leoncino) Sharon inizia nei
campi del villaggio di Kfar Mallal. Il padre Shmuel è un rude
agronomo russo, che costringe il figlio a lavorare nei campi fin
da bambino.
A 20 anni, Sharon rischia di non vedere la nascita dello
Stato di Israele per una grave ferita riportata a Latrun, in una
battaglia con la Legione giordana. Ma nel 1953 è già in prima
linea: anzi, oltre le linee nemiche, alla guida della Unità 101
incaricata dal premier David Ben Gurion di compiere azioni di
ritorsione alle incursioni dei fedayn palestinesi. E la '101'
diventa sinonimo di crudeltà: soprattutto dopo la strage di
Kybia (Cisgiordania), dove morirono 60 palestinesi.
Tattico militare brillante, Sharon fa
carriera: prima nei parà, poi nei carristi. Nel 1967 (guerra dei
Sei Giorni) combatte nel Sinai e con le sue manovre disorienta
16mila soldati egiziani. Nel 1973 (guerra del Kippur) è di nuovo
nel Sinai, alla guida di una
testa di ponte che sfonda le linee egiziane. Politicamente è
a destra: è suo il progetto del Likud, la
fusione di tutte le liste della destra nazionalista. Nel 1977
Menachem Begin (Likud) vince le elezioni e nel 1981 nomina
Sharon ministro della Difesa. Nel giugno 1982, quando
inizia l'invasione del Libano in seguito ad un grave attentato
palestinese. Begin vorrebbe un'operazione limitata ma Sharon
marcia su Beirut, da dove espelle Arafat. Nel settembre c'è il
massacro di Sabra e Shatila: migliaia di palestinesi sono
massacrati da falangisti libanesi in una zona di Beirut i cui
perimetri sono presidiati da Israele. Sharon, sotto accusa, è
costretto ad abbandonare il ministero della Difesa.
Accetta incarichi
ministeriali secondari fino al match elettorale con Ehud Barak
(laburista) nel terribile febbraio 2001, insanguinato dagli
attentati dell'Intifada palestinese armata. Sharon prevale. Il Paese gli è
grato, e lo conferma premier. Ma negli anni 'Arik' ha appreso
che la forza può solo essere un tampone. Per costruire ci
vogliono idee nuove: e nel 2005 cancella con un grandioso colpo
di spugna 25 insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza
espellendone gli 8mila coloni.
Su questa mossa, il Likud si spacca. Allora Sharon, assieme
con Shimon Peres, fonda una nuova lista centrista, Kadima, che
avrebbe dovuto procedere nel disimpegno israeliano anche in
Cisgiordania, dopo un'auspicata vittoria alle politiche del
gennaio 2006. Ma l'ictus del 4 gennaio mette fine ai suoi
progetti.