sabato 5 gennaio 2019
La scure del Partito sui matrimoni stravaganti: «Bisogna tornare alla cultura tradizionale cinese». Dietro l’ondata moralizzatrice si celano paure: a cominciare dalla disgregazione della famiglia
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Arrivano le prime restrizioni che regolamentano le cerimonie Dal numero di ospiti – non più di duecento persone – al valore dei regali consentiti, che deve essere inferiore a 60mila yuan Troppo «sfarzosi» e poco «socialisti». Nelle stanze del potere a Pechino, i matrimoni – opulenti, affollati, dispendiosi, stravaganti – che tanto hanno conquistato i cuori (e svuotato le tasche) dei cinesi, proprio non piacciono. Di più, inquietano. Tanto che il ministero degli Affari sociali è sceso in campo. Con tanto di direttiva per stilare i principi che dovrebbero informare il nuovo «galateo nuziale» del colosso asiatico. Nel mirino sono finite le cerimonie diventate, agli occhi dei “gerarchi” del Partito comunista, troppo «chiassose». I matrimoni – in Cina un matrimonio è legale solo dopo che la coppia si è registrata in un ufficio governativo – dovrebbero invece «integrare i valori fondamentali del socialismo e la cultura tradizionale cinese nella costruzione del matrimonio e della famiglia». Non solo: per i funzionari è «necessario incorporare il pensiero di Xi Jinping nella pianificazione delle nozze».

Per Wang Jinhua, direttore del Dipartimento per gli affari sociali, urge «migliorare l’attuale sistema delle consuetudini matrimoniali in modo da contribuire a pro- muovere l’armonia coniugale e la stabilità sociale». Ma cosa urta la sensibilità dei funzionari del Partito comunista, tanto che persino la paludata Beijing Review ha lanciato l’allarme? Quel mix di stravaganza ed eccesso che sembra essersi impadronito dei matrimoni. Un esempio? Zheng Tiantian e Ren Guoqing hanno festeggiato le nozze per ben tre volte. Rispettivamente, nella città natale dei due sposi (Hebi, nella provincia centrale di Henan e Juxian, nella provincia orientale dello Shandong) e il terzo a Qingdao (Shandong), dove i due lavorano in un’istituzione pubblica. Le tre cerimonie nuziali, ha conteggiato la rivista, sono costate alla coppia ben 70mila yuan (circa 10mila dollari). Vale a dire, tre mesi di lavoro. Di entrambi i coniugi. Troppo per il partito. Di qui l’adozione di misure per contenere gli eccessi. Come ha riportato il Telegraph, una contea ha lanciato le prime restrizioni che regolamentano, minuziosamente, le nozze. Dal numero di ospiti – permessi non più di dieci tavoli, mentre la lista degli invitati non può eccedere le 200 persone – così come il valore dei regali di nozze, che deve essere inferiore a 60mila yuan. Con case e auto “bandite” dalla lista.

Non solo: nel mirino della “censura” è finita anche la tradizione di fare scherzi alla sposa e allo sposo – originariamente pensati per allontanare gli spiriti maligni – abitudine che, sempre più spesso, si è “rovesciata” in casi di umiliazioni, e persino di violenze, ai danni delle coppie. Dietro l’ondata “moralizzatrice”, in realtà, si nascondono ben altre preoccupazioni. A inquietare la dirigenza di Pechino sono tendenze che, se non invertite, rischiano, di stravolgere il volto della società cinese. E la struttura di potere che la governa. A cominciare dalla disintegrazione della famiglia tradizionale, già snaturata da quel terribile esperimento di ingegneria sociale che risponde al nome di “politica del figlio unico”, le cui (tardive) correzioni sembrano oggi essere poco incisive. L’intera società cinese ha subito una drammatica “riconfigurazione”, strettamente legata al galoppante sviluppo economico del Dragone. L’epicentro di questo terremoto sociale riguarda proprio la famiglia, stretta tra tre “fenomeni”: i divorzi, la solitudine, l’invecchiamento della popolazione. I primi sono sempre più frequenti, l’esercito dei single sempre più numerosi, il terzo un fenomeno apparentemente inarrestabile.

I dati aiutano a “cogliere” la portata del cambiamento in atto. Il tasso di matrimoni è crollato di quasi il 30 per cento negli ultimi cinque anni. Di contro, il tasso di divorzi è aumentato per 14 anni consecutivi. Quasi 4,2 milioni di coppie si sono separate nel 2016, un aumento dell’8,3% rispetto all’anno precedente e oltre 14 volte il numero registrato nel 1980. Nel 2016 si contavano oltre 200 milioni di single. Secondo le statistiche ufficiali, il Dragone ha oltre 33 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Secondo stime ufficiali, infine, entro il 2030, ci saranno più cinesi di età superiore ai 65 anni che di età inferiore ai 14 anni. Un mix esplosivo. Che il partito è costretto ad affrontare. Se vuole conservare la presa sulla società cinese.

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