L'arrivo dei vaccini anti-Covid all'aeroporto internazionale di Accra, capitale del Ghana - Ansa
Inizia dal Ghana la speranza di vedere il prima possibile il Sud del mondo accelerare la corsa della vaccinazione anti-Covid. Una corsa che passa anche dall’iniziativa Covax, messa in piedi dalla Gavi Alliance e che include decine di Paesi, dall’Italia alla Cina: l’obiettivo è di garantire la distribuzione equa di 2 miliardi di dosi di vaccino. «Finalmente! – ha twittato ieri il direttore generale dell’Oms, Adhanom Ghebreyesus – Questa mattina sono arrivate in Ghana le prime dosi di vaccini contro il Covid-19 spedite dalla struttura Covax. Un giorno da festeggiare, ma è solo il primo passo».
Si tratta della prima fornitura Covax a livello internazionale, 600mila dosi di vaccino AstraZeneca in un Paese dell’Africa occidentale, il Ghana, che ha fatto registrare 80.700 contagi di coronavirus e 580 morti. Le dosi sono state prodotte su licenza concessa dall’azienda farmaceutica al Serum Institute of India. «I vaccini salvano vite – ha sottolineato una nota di Anne-Claire Dufay, rappresentante dell’Unicef in Ghana, e Francis Kasolo, delegato dell’Oms nel Paese –. Man mano che gli operatori sanitari e altro personale di prima linea vengono vaccinati, saremo in grado di vedere gradualmente un ritorno alla normalità».
L’avvio delle forniture segna il primo passo verso «un’ondata di consegne che ci aspettiamo nelle prossime settimane e mesi in 190 economie in tutto il mondo – sottolinea Gavi Alliance –. Si prevede che entro la fine dell’anno verranno distribuite oltre due miliardi di dosi, di cui almeno 1,3 miliardi andranno ai Paesi a basso reddito senza alcun costo per i loro governi». Servono però almeno altri due miliardi di dollari per centrare l’obiettivo. «Questo è un vero e storico momento di solidarietà globale», ha evidenziato ieri la numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. L’accesso dei Paesi poveri ai vaccini sarà uno dei nodi del contenimento della pandemia, ma l’accaparramento delle forniture da parte degli Stati più ricchi è stato evidente nella prima fase. Già lo scorso 19 settembre papa Francesco aveva sottolineato: «Sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella nazione». E invocando una globalizzazione della cura aveva concluso che il vaccino «dovrà essere universale, per tutti».
Finora la distribuzione equa dei farmaci ha subito forti rallentamenti, tanto che molti Paesi del sud del mondo prevedono di vaccinare quest’anno solo una minima parte della loro popolazione e finora non c’è stata alcuna vaccinazione in quasi tutti i Paesi poveri. Nei giorni scorsi i capi di Stato e di governo del G7 hanno annunciato un aumento degli impegni finanziari di oltre quattro miliardi di dollari per Covax e per un altro programma, l’Access to Covid-19 Tools Accelerator, arrivando a un totale di 7,5 miliardi di dollari. I leader hanno riconosciuto che solo insieme si può uscire dalla crisi sanitaria ed economica generata dal Covid-19. Le parole dovranno però ora tradursi in fatti, questione non semplice visti anche i ritardi di alcune aziende nelle forniture.
Da parte sua la Cina prosegue nella sua strategica diplomazia del vaccino. Ieri è stato il Senegal a iniziare la prima fase della campagna vaccinale con 200mila dosi della cinese Sinopharm, già distribuite. Il 10% di questa fornitura, ha annunciato Dakar, sarà donato al Gambia e alla Guinea Bissau, a dimostrazione della «solidarietà africana». In tutto sono 27 i Paesi in cui la Cina sta esportando i propri vaccini e 53 quelli poveri in cui Pechino sta fornendo «aiuti vaccinali gratuiti». Un sostegno che serve anche a rinsaldare vecchie alleanze e a farsi preziosi nuovi amici.
(Aggiornamento)
Amref denuncia: altro che equità, Africa dimenticata
"Altro che equità per il vaccino contro il Covid"! Così commenta il direttore generale di Amref Health Africa, da Nairobi: "Degli oltre 205 milioni di dosi di vaccini Covid somministrati finora a livello globale, l'84% si trova in 10 paesi e l'Africa ne rappresenta circa l'1%". "Nessuno è al sicuro finchè tutti non sono al sicuro", afferma inoltre Githinji Gitahi, membro del Consiglio dell'Africa CDC. Lo dichiara a pochi giorni dalla più grande conferenza sul futuro della salute africana. Dall'8 al 10 marzo si terrà AHAIC2021 (Africa Health Agenda International Conference).