Il villaggio vicino a Saravan colpito dal missile pachistano - Reuters
Si allenta la tensione tra Pakistan e Iran. I due Paesi hanno concordato una de-escalation dopo lo scambio di attacchi degli ultimi giorni. Lo ha detto il ministro degli Esteri di Islamabad, Jalil Abbas Jilani dopo un colloquio con il collega Hossein Amir-Abdollahian. I ministri hanno anche discusso del ritorno degli ambasciatori nelle due capitali. Il governo pachistano ha ricordato le relazioni fraterne tra i due Paesi, mentre Jilani ha auspicato di lavorare con Teheran sulla base di uno «spirito di fiducia reciproca e cooperazione». E ha sottolineato che il rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità deve essere alla base di questa cooperazione. I toni, dunque, sono decisamente cambiati.
Il 17 gennaio, Teheran aveva colpito i presunti nascondigli di Jaish al-Adl, formazione estremista anti-iraniano, all'interno del territorio pachistan, scatenando le ire di Islamabad che, il giorno dopo, aveva effettuato sette raid sui secessionisti baluchi in Iran in base al cosiddetto «diritto di risposta». L'affermazione aveva assunto il carattere di una minaccia grave, dato che il Pakistan è una delle nove potenze atomiche. Ora, però, il cambio di passo per evitare di provocare un conflitto regionale che finora, fortunatamente, sembra volere. Piuttosto, in un contesto di paralisi delle istituzioni multilaterali, la politica internazionale sembra rassegnata a una serie di prove di forza. Contenute, in teoria. Almeno fin quando l'equilibrio muscolare regge. La pratica del colpo su colpo moltiplica esponenzialmente il rischio che la situazione sfugga di mano.