Ansa
«Il processo per l’assassinio di Anna Politkovskaja non finisce con la sentenza d’assoluzione per i tre imputati». Questo il primo commento a caldo di Dmitrij Andrejevich Muratov, direttore della Novaya Gazeta, il giornale per cui scriveva la giornalista uccisa nel 2006.
Dmitrij Andrejevich, come giudica il verdetto?
Fino a poco tempo fa avrei accettato qualsiasi decisione dei giurati perché fin dal principio essi si erano fatti apprezzare come persone capaci e competenti.
E adesso?
Adesso cambia tutto, e, ripeto, il caso non è ancora chiuso, l’istruttoria principale deve ancora venire.
Che ne pensa del modo come è stata sostenuta l’accusa?
Credo che la sentenza di assoluzione sia dovuta al fatto che la pubblica accusa aveva una posizione insufficientemente chiara e forte.
E che ne pensa dell’atmosfera che ha accompagnato l’assoluzione?
Il pubblico, o parte di esso, ha applaudito. Intanto io credo che i testimoni d’accusa al processo siano in pericolo. Le forze dell’ordine ora devono offrire protezione a queste persone.
Negli anni ’90 già un suo redattore, Jurij Shchekocikhin, era stato ucciso, e poche settimane fa è stata la volta di un’altra giornalista di “Novaja Gazeta”, Anastasija Baburova, uccisa insieme con l’avvocato Stanislav Markelov. Dove sta andando la Russia?
Shekocikhin era anche deputato alla Duma. Per quanto riguarda Baburova, devo dire che l’atmosfera pubblica creata dal potere attuale permette di eliminare impunemente quelle persone che continuano a difendere i valori democratici con tutti i mezzi legali a disposizione.
Viste le carenze della giustizia ufficiale, continuerete a fare indagini per vostro conto?
Noi non abbiamo agenti, non siamo un servizio segreto, non abbiamo quel bilancio della sicurezza dello Stato che in Russia supera di alcune volte il bilancio della sanità, della cultura e della difesa. Non abbiamo agenti segreti, non abbiamo criminalisti, ma, probabilmente presto vi saranno uomini armati che proteggeranno i nostri giornalisti.
Si dice che l’assassino materiale di Anna Politkovskaja sia il terzo fratello Makhmudov, Rustam, rifugiato all’estero e che nessuno sembra abbia la voglia di rintracciare. Perché questo?
Rustam Makhmudov, che è ricercato fin dal 2006, non avrebbe potuto lasciare la Russia senza l’appoggio di persone influenti. Il tribunale avrebbe dovuto chiedere al ministero degli Interni in che modo Rustam Makhmudov, ricercato a livello federale, abbia potuto ottenere il passaporto con documenti falsi e lasciare il territorio della Federazione Russa. Rispondendo a questa domanda, una domanda- chiave, cercando di capire chi ha reso possibile l’operazione di copertura per far uscire Rustam Makhmudov dai confini del Paese, o, come minimo, gli ha concesso il passaporto, ci avvicineremmo alle fonti politiche di questo delitto.
Ma voi non avete fatto dei tentativi per accertare dove si trovi Rustam Makhmudov e se veramente egli è il killer?
Il nostro giornale ha cercato, attraverso la diaspora cecena, di trovare Rustam Makhmudov per fotografarlo di spalle e confrontare la foto con le immagini dell’assassino registrate, pure di spalle, dalle videocamere di sorveglianza sul luogo del delitto. Ma non ottenemmo nessun risultato.
Dmitrij Andrejevich, teme per l’incolumità sua e dei suoi redattori?
Le dirò solo che abbiamo concrete informazioni le quali ci dicono che si stanno preparando nuovi omicidi di nostri collaboratori.