In tutto sono 40 i profughi eritrei liberati dai trafficanti di uomini del Sinai dopo aver pagato un riscatto di 8mila dollari a testa, ma solo per 16 di loro è arrivata la conferma dell’arrivo in Israele. Alcuni hanno chiamato direttamente don Mosè Zerai, sacerdote eritreo direttore dell’agenzia Habeshia, altri sono stati rintracciati nei centri di detenzione in Israele dagli operatori della ong Physicians for human rights. «Al momento non sappiamo dove sono finiti gli altri, non abbiamo notizie sulla loro sorte. Così come non ho avuto notizie dai 15 liberati a fine anno - commenta il sacerdote -. Non sappiamo se sono in salvo o se sono stati fermati dalla polizia egiziana e poi consegnati alle ambasciate dei loro Paesi». Così come non si hanno notizie delle cento persone che sono state separate dal resto del gruppo all’inizio di dicembre: «Anche in questo caso non abbiamo informazioni: possono essere stati venduti a un altro gruppo di trafficanti o trasferiti in un altro carcere sotterraneo - aggiunge don Mosè Zerai -. Anche questo fatto mi angoscia». Resta alta la preoccupazione per le venti persone che non hanno i mezzi per pagare la somma richiesta dai sequestratori per i quali c’è il rischio elevato che vengano venduti come schiavi o vengano sottoposti all’espianto dei reni. «Vogliamo evitare a tutti i costi che ciò accada. Ma purtroppo nessuno è intervenuto per salvare queste persone», commenta amaramente don Mosè Zerai.Dal deserto del Sinai arriva, intanto, la notizia di un intervento da parte della polizia egiziana contro i trafficanti di uomini. Domenica scorsa gli agenti hanno attaccato alcuni trafficanti intenti a condurre un gruppo di migranti africani verso il confine con Israele; nello scontro a fuoco i beduini (che, secondo fonti della sicurezza egiziana a Rafah, trafficavano anche droga) hanno ucciso un poliziotto di vent’anni. La notizia è stata diffusa dal gruppo EveryOne. «Non sappiamo ancora se i migranti appartengano al gruppo detenuto da oltre un mese a Rafah -spiega Roberto Malini, co-presidente del gruppo -. L’intervento della polizia egiziana contro i trafficanti è un fatto nuovo e positivo: forse sono arrivate nuove direttive in questo senso». Molto più frequenti i casi in cui la polizia di frontiera ha sparato ai profughi mentre tentavano di attraversare la frontiera.Lunedì un altro episodio di violenza che ha visto coinvolto un altro giovane. Secondo quanto riferito dalle fonti della sicurezza egiziana a Rafah, l’agente è intervenuto per impedire che un gruppo di migranti africani entrasse in Israele dal Sinai: i trafficanti hanno aperto il fuoco e colpito il ragazzo. I profughi invece sono riusciti a fuggire.