lunedì 22 marzo 2021
Tra i sanzionati anche il comandante in capo Min Aung Hlaing. Il ministro degli Esteri tedesco: non intendiamo punire la popolazione
Dall'Ue sanzioni a 11 funzionari. Almeno 250 le vittime della repressione

Reuters

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Ha raggiunto quota 250 il bilancio delle persone morte in Myanmar (ex Birmania) dall'inizio delle proteste anti golpe: lo ha reso noto l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici. Secondo l'organizzazione non profit per la difesa dei diritti umani con sede in Thailandia, domenica si sono aggiunti alla lunga lista delle vittime altre 3 persone: una è stata uccisa dalle forze di sicurezza a Monywa, nella regione di Sagaing, una è caduta dal quinto piano di un palazzo a Yangon mentre tentava di fuggire durante un'irruzione dei militari nella sede di una Ong e una terza era stata uccisa nei giorni scorsi ma la sua morte non era stata registrata.

La Bbc ha reso noto che il suo giornalista birmano prelevato venerdì scorso nella capitale da uomini non identificati, Aung Thura, è stato rilasciato.

Dall'Ue 11 sanzioni, anche al comandante in capo

Il comandante in capo Min Aung Hlaing figura tra gli undici sanzionati dall'Ue per il colpo di stato e la repressione violenta dei manifestanti in Birmania. Si legge sulla Gazzetta ufficiale europea."Sanzioneremo undici persone coinvolte nel colpo di stato" in Myanmar" e nella repressione dei manifestanti" aveva detto stamani l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, arrivando al consiglio Esteri.

Verso misure anche per funzionari di Cina e Russia

I capi delle diplomazie dei 27 daranno il via anche ad altre misure restrittive nei confronti di altri Paesi dove ci sono state violazioni dei diritti umani. Stando a indiscrezioni, saranno iscritti sulla black list Ue anche dignitari cinesi e russi, rispettivamente per le violenze contro la minoranza islamica degli Uiguri, nella provincia dello Xinjang, e per il caso del dissidente Navalny.

È in programma inoltre una videoconferenza con l'alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet. "Imporre sanzioni è inevitabile. Ma saranno mirate a quanti sono responsabili delle violazioni dei diritti umani. Non vogliamo punire la popolazione" ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, arrivando al consiglio Esteri Ue.

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