Allo choc e al cordoglio per le
vittime degli attentati e gli scontri oggi in Egitto si aggiunge
il dolore di una intera comunità per la distruzione parziale
del Museo di arte islamica, investito dall'esplosione che ha
fatto strage al quartier generale della polizia nella capitale.
"È una catastrofe", "una grande e
drammatica perdita per
l'Egitto e il mondo intero", si dispera l'archeologa egiziana
Monica Hanna, con un passato accademico anche in Italia (ha
studiato a Pisa), raggiunta telefonicamente mentre con altri
colleghi cerca di recuperare preziose opere nell'edificio.La potenza dell'esplosione ha fatto cadere "tutti i reperti",
mentre
8 manoscritti sono andati perduti per sempre. Per non
parlare della facciata dell'edificio, gravemente danneggiata, e
i decori interni, letteralmente sbriciolati.
Impossibile stimare i danni: il ministro per i Beni
Archeologici, Mohamed Ibrahim, ha affermato che
nel Museo sono
conservati pezzi inestimabili, dal valore di milioni di euro e
che "servirà una somma enorme" per ricostruire l'edificio e
riparare i danni alle opere. E per evitare ulteriori sfregi,
come i furti, l'area è stata isolata dalla polizia.Il Museo è stato costruito alla fine dell'Ottocento, e raccoglie
una rara collezione di antichità islamiche, provenienti anche
dalla Cina, dall'Iran, dal Nord Africa e dalla Spagna.
I reperti sono oltre 100.000, tra questi anche copie
manoscritte del Corano, scritte con inchiostro d'argento.
Per la sua ristrutturazione nel centenario della prima
apertura, nel 2003, sono stati spesi oltre 10 milioni di
dollari. È considerato
il più importante al mondo nel suo
genere.