Ancora un omicidio mirato contro la comunità cristiana di Mosul. Stavolta in concomitanza con i festeggiamenti per l’insediamento del nuovo arcivescovo caldeo. Domenica mattina è stato ucciso a sangue freddo Saadallah Youssif Jorjis, un siro-cattolico di 52 anni, sposato e padre di due figlie. Fonti di AsiaNews a Mosul, che chiedono l’anonimato per motivi di sicurezza, parlano di «una persecuzione che prosegue nell’indifferenza generale». Youssif Jorjis era proprietario di un negozio di frutta e verdura nel quartiere di Taqafa, nei pressi dell’università. «La moglie è infermiera – aggiungono le fonti – mentre Saadallah Youssif Jorjis possedeva un’attività commerciale vicino alla sua abitazione». È stato ucciso a colpi di pistola. L’omicidio è la quinta “esecuzione mirata” in un solo mese ai danni di cristiani. Il 12 gennaio scorso un gruppo armato ha ucciso Hikmat Sleiman, 75 anni, anch’egli proprietario di un piccolo negozio di verdura. Il 30 dicembre, il diacono Zhaki Bashir Homo è stato colpito con armi da fuoco da un gruppo di sconosciuti. Era appena entrato nel suo negozio situato nel quartiere di al Jadida. Un altro cristiano, Basil Isho Youhanna, è stato ucciso da armi da fuoco alla vigilia di Natale davanti a casa sua nel quartiere di Tahrir. Il 17 dicembre, infine, una banda armata ha ucciso Zeid Majid Youssef, operaio di 30 anni, in un quartiere a ovest di Mosul. Uno degli attentatori, secondo testimoni, sarebbe anche sceso dalla vettura, per accertarsi della morte del giovane. Senza parlare dei numerosi episodi di rapimento, come quello contro una studentessa universitaria sequestrata da un gruppo criminale. Quanto basta per parlare di un progetto di «pulizia etnica» in atto a Mo- sul simile a quello accaduto nel 2008, quando morirono diversi fedeli, sacerdoti e l’ultimo arcivescovo diocesano, monsignor Paul Faraj Rahho. «Vogliono spingere i cristiani verso la piana di Ninive – spiegano le fonti di AsiaNews – e la comunità ha perso la fiducia nel futuro». Il governo nazionale e il governatorato locale assistono impotenti davanti a tali omicidi, mentre le varie etnie araba, curda e turcomanna – con possibili infiltrazioni di cellule estremiste - si rimbalzano le responsabilità. Domenica mattina, intanto, ha fatto il suo ingresso nella diocesi monsignor Emil Shimoun Nona, la cui nomina del Sinodo dei vescovi della Chiesa caldea è stata approvata il 13 novembre scorso dal Papa. Alla cerimonia hanno partecipato leader politici locali ed esponenti musulmani. Dal 13 marzo 2008 l’arcidiocesi di Mosul era senza pastore, in seguito alla morte di monsignor Rahho mentre si trovava nelle mani dei sequestratori. La comunità cristiana aspettava con «ansia e gioia» l’arrivo del nuovo pastore, ma «l’ennesimo omicidio ha macchiato la giornata di festa».