giovedì 7 gennaio 2021
«Ho solo risposto alla mia coscienza», diceva l'imprenditore spentosi nei giorni scorsi a 81 anni, quando veniva interpellato sul suo ruolo durante il genocidio ruandese del 1994
Pierantonio Costa, ex console onorario del Ruanda

Pierantonio Costa, ex console onorario del Ruanda - Archivio Avvenire

COMMENTA E CONDIVIDI

«Ho solo risposto alla mia coscienza». Era questa la risposta più frequente di Pierantonio Costa, spentosi nei giorni scorsi a 81 anni, quando veniva interpellato sul suo ruolo durante il genocidio ruandese nel 1994. Oltre duemila le persone che è stato in grado di salvare. «Riusciva a creare dei corridori umanitari attraverso cui ha fatto fuggire verso il vicino Burundi centinaia di persone, straniere e locali – ha scritto Collins Mwai sul quotidiano ruandese New Times –. Oltre 300 bambini sono stati salvati grazie alla sua opera».

Abile imprenditore e console onorario nella capitale ruandese, Kigali, trasformatosi durante le violenze in nobile umanitario suo malgrado. Eroe per caso nella follia generale di quei 90 giorni di morte.

Una rara combinazione che gli ha valso la candidatura per il Premio Nobel per la pace nel 2011. Per «l’angelo italiano del Ruanda» ricordato nel «Giardino dei giusti del mondo” a Milano e Padova. "È stato un uomo molto buono – ha detto Bruno Puggia, attuale console onorario italiano in Ruanda –. Ha fatto molto sia per la comunità ruandese sia per quella italiana».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: