giovedì 21 gennaio 2016
La politica si interroga. Casini: il tema embargo in Senato. Marazziti (Demos): è un arma «spuntata» per premere sui governi. Quartapelle (Pd): andrebbe «mantenuto solo per alcuni settori». Del Grosso (M5S): paga soltanto la gente
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L’embargo deciso cinque anni fa contro Assad oggi colpisce soprattutto la popolazione civile. Dunque va rimesso in discussione. Ma subito, in attesa che l’Europa si muova, vanno moltiplicati gli aiuti umanitari. Maggioranza e opposizioni si interrogano sull’appello disperato che arriva da Aleppo, assediata non solo dalle armi, ma anche da fame, freddo, malattie. E il primo atto politico sarà quello di portare l’argomento in commissione Esteri al Senato, per impegnare il governo a mettere in agenda il tema. A impegnarsi per un passaggio parlamentare è Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc: «La commissione Esteri del Senato, di cui sono presidente, discuterà questo problema – promette – e si riserva di chiederne conto al governo». Negativo il suo giudizio sull’embargo: «La storia recente dimostra che spesso questo strumento viene pagato dalle persone più deboli. In molti Paesi, come è successo in Iran, crea addirittura sacche di privilegio: le componenti più estremiste, i Pasdaran, ci hanno speculato». Per il leader centrista, «l’Onu non può lasciar cadere gli appelli che arrivano dalla Siria. E dovrà riflettere profondamente sulle conseguenze di misure che rendono ancora più drammatica la vita di tanta povera gente».La pensa così anche Mario Marazziti di Democrazia solidale (Demos), attuale presidente della commissione Affari sociali della Camera, prima del Comitato per i diritti umani e membro della commissione Esteri. «L’embargo – dice – è quasi sempre uno strumento spuntato per premere sui governi. Quello contro la Siria è nato da una lettura del conflitto in cui si attribuiva ad Assad l’intera responsabilità della crisi, ma è chiaro che questa guerra mostruosa ha molti responsabili e ancora più vittime». Dannoso per i civili, «l’embargo offre ai regimi uno strumento discrezionale, per favorire le popolazioni “fedeli” a danno di altre». Ora, dice «siamo in una fase diversa: per chiudere la guerra c’è bisogno di tutti, anche di Assad». Cosa può fare l’Italia? «Più che agire da sola, deve muoversi per un ripensamento degli alleati europei. Per far finire la guerra servono nuovi strumenti ». Lia Quartapelle, deputata del Pd in commissione Esteri, punta invece a un aumento deciso negli aiuti: «Ogni embargo va valutato per vedere cosa e chi colpisce. Ma personalmente non credo andrebbe cancellato tout court, ma mantenuto su alcuni settori». Per i civili, piuttosto, «l’Italia può organizzare un’iniziativa umanitaria, innanzitutto medicinali: un atto altamente simbolico, che non intaccherebbe la pressione contro un governo che viola ogni convenzione umanitaria, capace anche di lanciare i “barili bomba” sulla popolazione». Per Quartapelle «si può fare subito: l’Italia per aiuti alimentari a Madaya ha già stanziato 200mila euro». E, aggiunge : «Togliere l’embargo sarebbe anche un modo di deresponsabilizzare i Paesi occidentali che sul fronte umanitario sono molto al di sotto degli impegni presi». Un esempio? «Hanno finanziato solo il 47% dei fondi chiesti per i rifugiati in Giordania e Libano». Posizione netta quella del deputato del Movimento 5 Stelle Daniele Del Grosso, anche lui in commissione Esteri: «Ci opponiamo con forza a questo embargo che, come insegna la storia in tante altre occasioni, danneggia ormai solo la popolazione civile. Come M5S chiediamo al governo che si faccia carico dell’apertura di un dibattito europeo per la revoca». Secondo Del Grosso poi «oggi non si capisce contro chi sia: forse aveva un senso cinque anni fa, quando Assad represse nel sangue le manifestazioni, ma oggi sono numerose forze sul campo di battaglia». Per Del Grosso «è un copione noto: in nome di interessi geopolitici si barattano i diritti fondamentali dei civili e in particolare dell’infanzia. E l’Ue tace, come per l’Ucraina o Gaza».
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