Aveva promesso ai suoi concittadini di
Temixco, cittadina dello stato messicano di Morelos, una lotta
senza quartiere ai narcotrafficanti. E questi hanno atteso solo
poche ore dopo il suo insediamento per colpire la giovane
sindaco Gisela Mota, appena 33enne, e crivellarla di colpi nella
sua casa. Mota, ex deputata federale del Partito della Rivoluzione
Democratica (Prd), di centro-sinistra, era stata eletta
trionfalmente alla carica lo scorso luglio, con la promessa di
fare di tutto per riportare la legalità nella sua cittadina di
Temixco, 85 chilometri a sud di Città del Messico, circa 90.000
abitanti che ne fanno quasi un sobborgo - finora ridente, pieno
di giardini e di verde - di Cuernavaca, il popoloso capoluogo di
Morelos, vicino al confine con lo stato di Guerrero. Morelos, a
differenza dello stato vicino, è ancora "terra di nessuno" nello
scontro fra i grandi cartelli della criminalità organizzata, che
in Messico fanno e disfano i potenti, rapiscono, torturano e
uccidono chiunque si metta di traverso e impongono la loro morsa
di violenza e morte su intere comunità.
Sabato la giovane Mota aveva prestato giuramento e si era
insediata nel primo giorno del primo dei tre anni del suo
mandato.
Alle 7 di mattina, ora locale, quattro uomini armati
sono entrati nella sua casa e l'hanno uccisa. Ma il furgone nero
degli assassini - scrive il sito del giornale locale Diario de
Morelos - è stato poi inseguito da una pattuglia della polizia,
probabilmente allertata dopo il blitz, che ha ingaggiato con i
sicari una sparatoria, terminata con l'uccisione di due di essi
e con l'arresto di altri tre, fra cui una donna.Una nota della
polizia dichiara che sono stati i sicari ad aprire il fuoco per
primi. In un'altra auto, guidata da una quinta persona, gli
agenti hanno trovato armi, fra cui un fucile automatico, e una
mascherina da sci. Gli arrestati sono una donna di 32 anni, un
18enne e un minore.
ANALISI Piombo o morte: la dura legge dei narcos di Lucia Capuzzi Le foto diffuse dai media messicani e
internazionali mostrano due giovanissimi ragazzi, adolescenti o
poco più, capelli corti, seduti ammanettati sul sedile
posteriore di un'auto della polizia che guardano l'obiettivo con
aria di sfida.
Sulla matrice dell'assassinio le autorità non sembrano avere
dubbi: il governatore dello stato di Morelos, Graco Ramirez,
senza nominare alcun particolare cartello della droga, ha
promesso che "non ci sarà alcuna impunità" per gli autori di
questo crimine e che "non ci sarà alcun cedimento" al crimine
organizzato. E il suo partito, il Prd, in una nota elogia una
"donna forte e coraggiosa che nell'assumere l'incarico di
sindaco ha dichiarato che la guerra al crimine sarebbe stata
frontale e diretta". Ma se l'incarico della coraggiosa Gisela Mota non è durato
che lo spazio d'un mattino, la sua morte è solo l'ultimo,
clamoroso grano di un rosario infinito di sangue, che annovera
politici, amministratori, giornalisti, poliziotti, donne e
migliaia e migliaia di vittime quasi senza nome. Secondo il Prd,
sono quasi 100 i sindaci messicani uccisi in un decennio, quasi
tutti dai narcos.
Nel vicino stato di Guerrero una giovane donna candidata
sindaco di Oxtotitlan, Aidé Nava Gonzales, anch'essa del Prd, lo
scorso marzo è stata rapita e il suo corpo è stato trovato
decapitato e coperto con un lenzuolo con un messaggio di minacce
("narcomanta"). Prima di lei era toccato al marito, assassinato,
e al figlio, rapito nel 2014 e mai più ritrovato.
Lo scorso giugno nello stato di Guanajuato è stato inoltre
assassinato il sindaco eletto e non ancora insediato di
Jerecuaro.