Ancora raid di Israele su Khan Yunis - ANSA
Almeno altre 6-8 settimane di operazioni militari su larga scala a Gaza. Con l'esercito di Israele ormai pronto a entrare a Rafah, la città più a sud della Striscia dove si sono concentrati migliaia di profughi in fuga. La “previsione” arriva da fonti vicine ai vertici militari citati dall’agenzia Reuters. Secondo le fonti in questo lasso di tempo si possono ridurre in modo significativo le capacità di Hamas favorendo il passaggio a una fase di minore intensità caratterizzata da attacchi aerei mirati e da operazioni delle forze speciali. Le forze di Difesa israeliane hanno poi annunciato che un soldato ieri è stato ucciso ieri combattendo nel Sud di Gaza, portando a 235 il bilancio delle vittime israeliane dell'offensiva di terra contro Hamas. Il soldato era Simon Shlomov, 20 anni, del 202esimo battaglione della Brigata paracadutisti, di Kiryat Bialik.
ALMENO 6MILA I COMBATTENTI DI HAMAS UCCISI
Anche Hamas rompe il silenzio sui dati relativi alle sue perdite. Secondo un funzionario del movimento islamista, con sede in Qatar, il gruppo palestinese avrebbe perso 6.000 combattenti durante questi quattro mesi di conflitto. Circa la metà dei 12.000 che Israele afferma di aver ucciso. Si tratta della prima ammissione di perdite significative da parte di Hamas. “Hamas può continuare a combattere ed è pronto per una lunga guerra a Rafah e Gaza”, ha detto il funzionario, che ha chiesto l'anonimato. "Le opzioni di Netanyahu sono difficili e anche le nostre lo sono. Può occupare Gaza ma Hamas è ancora lì e combatte. Non ha raggiunto il suo obiettivo di uccidere la leadership di Hamas o di annientarci", ha aggiunto.
Bimbe palestinesi sfollate nei pressi di Rafah - ANSA
PRONTI A ENTRARE A RAFAH
"Ci sono poche possibilità che il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu ascolti le critiche internazionali e annulli l'assalto di terra a Rafah”, ha detto alla Reuters Avi Melamed, ex funzionario dell’intelligence israeliana e negoziatore nella prima e nella seconda intifada palestinese. "Rafah è l'ultimo bastione rimasto sotto il controllo di Hamas e a Rafah restano ancora battaglioni che Israele deve smantellare per raggiungere i suoi obiettivi in questa guerra", ha aggiunto. Venerdì il ministro della Difesa Yoav Gallant aveva ribadito che le forze di difesa israeliane stanno pianificando operazioni a Rafah contro combattenti di Hamas, centri di comando e tunnel, anche se non ha fornito una tempistica per la campagna. Il ministro ha sottolineato che si stanno adottando "misure straordinarie" per evitare vittime civili. "C'erano 24 battaglioni regionali a Gaza, ne abbiamo smantellati 18", ha aggiunto conferenza stampa. "Rafah è il nuovo centro di gravità di Hamas".
Più dell'85% dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza sono rimasti senza casa. La maggior parte degli sfollati ha cercato rifugio a Rafah, che prima della guerra contava una popolazione di circa 300mila abitanti. "Non c'è spazio vuoto a Rafah, più di un milione e mezzo di persone sono qui. Lo sa il mondo? Se i carri armati entrano, ci sarà un massacro", ha detto Emad Joudat, 55 anni, che è fuggito lì con la sua famiglia.
Il presidente brasiliano Lula - REUTERS
L'AFFONDO DI LULA, LA RISPOSTA DI ISRAELE: persona non grata
"Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza non è una guerra, ma un genocidio": lo ha detto domenica il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva ad Addis Abeba, al termine del suo viaggio in Etiopia. Il presidente brasiliano ha usato parole molto dure: "Ciò che sta accadendo al popolo palestinese nella Striscia di Gaza non è esistito in nessun altro momento storico. In effetti, esisteva. Quando Hitler decise di uccidere gli ebrei". "Non è una guerra tra soldati e soldati. È una guerra tra un esercito altamente preparato e donne e bambini", ha continuato. Le dichiarazioni di Lula sono arrivate in risposta a una domanda sulla decisione del suo governo di concedere nuovi contributi finanziari all'Agenzia delle Nazioni Unite per l'assistenza ai rifugiati palestinesi in Medio Oriente (Unrwa), nonostante alcuni suoi dipendenti siano stati accusati di aver aiutato Hamas a realizzare gli attacchi terroristici di ottobre in Israele.
"Se c'è stato un errore in quell'istituzione che raccoglie i soldi, bisogna scoprire chi ha commesso l'errore. Ma non vanno sospesi gli aiuti umanitari alle popolazioni che da decenni cercano di costruire il loro Stato", ha aggiunto il capo dello Stato brasiliano.
"Chi aiuterà a ricostruire quelle case che sono state distrutte? Chi ripagherà la vita di 30mila persone già morte? Ci sono 170mila feriti. Chi restituirà la vita ai bambini morti senza sapere perché stavano morendo? Questo non è abbastanza per turbare il senso umanitario dei leader politici del pianeta?", ha concluso Lula.
La reazione di Israele è arrivata oggi. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz rivolgerà un rimprovero formale all'ambasciatore brasiliano questa mattina al memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem, dopo che il presidente brasiliano Lula ha paragonato la campagna di Israele contro Hamas all'Olocausto degli ebrei di Hitler. Secondo il ministero degli Esteri, Katz "chiarirà all'ambasciatore che affermazioni come queste sono totalmente inaccettabili" e che Hamas ha ucciso oltre 1.000 persone il 7 ottobre semplicemente perché erano ebrei e israeliani. Israele ha quindi dichiarato Lula da Silva "persona non grata".