giovedì 30 marzo 2017
Il Tribunale Supremo ha esautorato i deputati del Parlamento e assegnato al presidente ogni diritto per gestire il Paese senza limiti. Appelli ai militari
Nicolas Maduro assume pieni poteri, scavalcando l'opposizione (Epa)

Nicolas Maduro assume pieni poteri, scavalcando l'opposizione (Epa)

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Il termine tecnico è “desacato”, letteralmente “oltraggio”. L’Asamblea nacional – il Parlamento venezuelano – sarebbe colpevole di tale delitto. E per tanto, il Tribunal Supremo nacional l’ha privata delle proprie competenze, con un repentino colpo di mano. Il potere legislativo è, poi, stato assunto dalla stessa corte. Cioè, in pratica, dal governo del presidente Nicolás Maduro. «Un colpo di stato», hanno tuonato le forze d’opposizione che, dalle politiche del 6 dicembre 2015, hanno la maggioranza parlamentare e e l’Organizzazione degli Stati americani (Osa). Di certo, è l’apice della “guerra civile” fra i vertici dello Stato: l’Assemblea e l’esecutivo. Uno strappo inedito nella storia venezuelana: mai il massimo organo giudiziario aveva assunto competenze legislative. Il carismatico predecessore di Maduro, Hugo Chávez, non arrivò mai ad esautorare il Parlamento.

Certo, quest’ultimo gli era fedele. E, per due volte, gli concesse “poteri speciali” per emettere misure d’emergenza. Si trattava, però, di provvedimenti ad hoc. Maduro ha alzato il tiro. La decisione del Tribunale è arrivata 24 ore dopo l’appello degli oppositori – riuniti nella Mesa de unidad democrática (Mud) – all’Osa, perché prendesse provvedimenti contro Caracas. Il conflitto, però, va avanti ormai da due anni. Cioè dalla “batosta” alle politiche per il governo. Pochi giorni prima del cambio della guardia, il 23 dicembre 2015, i deputati chavisti hanno “rinnovato” in tutta fretta il Tribunale, nominando come giudici principali e supplenti, rispettivamente 13 e 21 fedelissimi.


Fin dal principio, la difficile coabitazione ha creato una paralisi dello Stato. Le leggi approvate dal Parlamento sono state sistematicamente invalidate dagli alti magistrati, in quanto «incostituzionali». A far esplodere questo “conflitto istituzionale a bassa intensità” è stato il cosiddetto “nodo dei tre parlamentari”. In un primo tempo, i conteggi avevano dato alla Mud la maggioranza assoluta di 112 seggi all’Assemblea.

La corte, però, ha definito «irregolare» l’elezione dei deputati indigeni Julio Ygarza, Nirma Guarulla e Romel Guzamana. Il Parlamento, però, li ha fatti entrare ugualmente in carica, provocando l’ira dei togati. Dopo una serie di accese scambi di accusa, questi ultimi sono passati ai fatti. Martedì, hanno tolto l’immunità ai parlamentari. E, al contempo, hanno concesso speciali competenze legislative a Maduro. Poi, nella notte tra mercoledì e giovedì, l’attacco decisivo. Con la sentenza 156, la Corte non si è limitata a far decadere i tre “incriminati”, bensì tutto l’organo legislativo. I principali rappresentanti della Mud sono insorti. Il presidente dell’Assemblea ha rivolto un appello all’esercito affinché «non taccia di fronte alla rottura dell’ordine costituzionale».

«Sappiamo che la maggior parte degli ufficiali è contraria a ciò che accade in Venezuela», ha aggiunto. Se, in effetti, la fedeltà di questi ultimi a Chávez era indiscussa, non si può dire altrettanto nei confronti di Maduro. Non a caso, all’indomani della vittoria dell’opposizione alle politiche, il ministro della Difesa, Vladimir Padrino López, si è affrettato a riconoscere i risultati, stroncando sul nascere ogni tentativo di ribaltone. Stavolta, i militari non si sono pronunciati. Il clima nel Paese è incandescente. Con l’economia al collasso, il rischio che il conflitto, dal Palazzo, dilaghi per le strade è alta. Da mesi, l’Unione degli Stati latinoamericani (Unasur), con il pieno sostegno della Chiesa, cerca di avviare un negoziato fra le parti. Il dialogo, però, è impantanato nei veti incrociati.

Ora, la mossa del governo riduce ulteriormente i margini di accordo.
«In Venezuela si continuerà ad affrontarsi a colpi giuridici e si passerà alla violenza? Quanto sarà possibile tenere questa linea? Ieri sembra che questa linea sia stata superata. Eppure tanti sono stati i tentativi di mediazione, tra cui l’ultimo voluto dal Papa – ha detto il viceministro degli Esteri, Mario Giro –. Prima che tutto degeneri, occorre riprendere le fila di un dialogo ancor più necessario oggi di ieri. L ’Italia è pronta a fare la sua parte».


Cronologia

Il nuovo Parlamento: 2015
Per la prima volta dopo 16 anni, l’opposizione ottiene il controllo dell’Asamblea Nacional.

Il nodo dei tre deputati: 2016
I primi conteggi danno all’opposizione la maggiornaza assoluta con 112 seggi. Il Tribunale Supremo, però, invalida l’elezione di 3 deputati. Il Parlamento li riammette.

Scontro all’Osa: 28 marzo 2017
L’opposizione chiede all’Osa di adottare misure contro il Venezuela per «alterazione dell’ordine democratico».


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