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Il presidente francese Emmanuel Macron e il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani alla Conferenza internazionale di Parigi sulla Siria - Reuters
Le grandi cancellerie potranno dare credito alla transizione in Siria guidata da Ahmad al-Sharaa solo se quest’ultima si unirà pienamente alla coalizione internazionale impegnata nella lotta contro il Daesh, che «resta una priorità assoluta».
Circa 3 mesi dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, è il messaggio politico chiave che il presidente francese Emmanuel Macron, da organizzatore, ha lanciato ieri a Parigi al termine del terzo vertice sul futuro della Siria, dopo quelli di Aqaba e Riad. Damasco «deve molto chiaramente continuare a battersi contro tutte le organizzazioni terroristiche che seminano il caos» in Siria e intendono esportarlo, ha martellato il capo dell’Eliseo, riferendosi anche alle «milizie legate all’Iran».
Fra gli altri punti all’ordine del giorno, la necessità di un’integrazione nella transizione dei curdi siriani alleati dell’Occidente, il rispetto delle minoranze, la convergenza di Damasco nel sostegno al vicino Libano, il necessario supporto al lavoro degli operatori umanitari, il risanamento dell’economia, la tracciabilità dei flussi finanziari in Siria.
La Francia ha annunciato un aiuto di 50 milioni di euro, rivelando che presto giungerà in visita a Parigi anche Ahmad al-Sharaa, rappresentato ieri dal capo transitorio della diplomazia. Per l’Italia, c’era Maria Tripodi, sottosegretario di Stato agli Esteri.
A fine gennaio, erano state in parte sospese le sanzioni Ue contro la Siria, in settori come energia, trasporti, istituzioni finanziarie. Una strada alla quale si sta preparando pure la Gran Bretagna, come ha annunciato ieri il governo di Keir Starmer.
Promuovendo la «ricostruzione della Siria», la comunità internazionale intende pure corroborare l’auspicio che il nuovo "tassello" siriano in bilico nel tormentato Medio Oriente possa al più presto contraddire la tendenza della regione verso rischi accresciuti. Intanto, riuniti in giornata a Parigi presso l’Istituto del Mondo arabo, centinaia di attivisti dei diritti umani hanno chiesto l’apertura di un iter giudiziario contro i responsabili dei crimini del regime di Assad.