Benedetto XVI ha scritto di suo pugno al presidente di Haiti, Renè Preval, e al presidente della locale Conferenza episcopale, l'arcivescovo di Cap-Haitien, Louis Kerebreau, per manifestare ancora una volta la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto del 12 gennaio e incoraggiare il lavoro dei soccorritori. Analogo apprezzamento emerge anche dalla lettera - a firma del segretario di Stato, Tarcisio Bertone - indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, mentre in una seconda lettera, sempre a firma del cardinale Bertone, il Papa offre le proprie preghiere in particolare per la scomparsa dell'arcivescovo di Port-au-Prince, Serge Miot, del quale saranno celebrate oggi le esequie. Le lettere assicurano che il cuore del Papa è con le vittime del dramma. Nella lettera al presidente haitiano Preval, il Pontefice si appella allo "spirito di solidarietà" perché sia mantenuta, scrive, "la calma nelle strade" in modo da favorire la distribuzione degli aiuti. O quando fa suo il dolore di quelle famiglie che spesso "non possono dare degna sepoltura ai loro cari". L'"intera comunità internazionale", scrive ancora, sta "avendo cura" di Haiti e l'apprezzamento del Papa è per tutti coloro che, siano del posto o stranieri, "a volte rischiando la vita, compiono ogni sforzo per trovare e salvare i superstiti". Un merito che Benedetto XVI riconosce pienamente anche all'Onu quando esprime - attraverso le parole del card. Bertone al segretario generale Ban Ki-moon - "gratitudine per l'opera di prevenzione dei conflitti, di peace-keeping e di peace-building, che le Nazioni Unite curano in così tanti Paesi" e in particolare in questa che definisce "l'immensa tragedia" del terremoto nella Repubblica caraibica."Dolore e conforto, commozione e speranza si intrecciano - rileva da aprte sua la Radio Vaticana - tra le righe delle quattro lettere, per un avvenimento che mai come questa volta ha privato la nazione e la Chiesa locale di molti dei suoi responsabili". Se l'Onu - e il Papa lo ricorda - piange la "tragica morte" del suo rappresentante speciale ad Haiti, Hedi Annabi, del suo vice Luiz Carlos da Costa, e di numerosi civili, operatori e caschi blu della Minustah, la Missione di stabilizzazione dislocata sull'isola, la comunità cattolica haitiana si raccoglierà tra qualche ora in preghiera, tra le rovine della cattedrale di Port-au-Prince, attorno alle spoglie del suo pastore, mons. Serge Miot. Benedetto XVI sarà spiritualmente presente alle esequie e, nella lettera firmata dal suo segretario di Stato, esprime le sue "condoglianze più sentite ai sacerdoti che hanno collaborato" con mons. Miot "e all'intera comunità diocesana", chiedendo "al Signore - scrive - di accogliere il pastore che ha servito con generosità e la sua diocesi e che, attraverso il suo lavoro con la Pontificia Commissione per l'America Latina, ha esteso la sua sollecitudine per l'intero continente". "In quelle ore di buio - si legge ancora nella lettera indirizzata al presidente dei vescovi di Haiti, mons. Louis Kerebreau - invoco la Madonna del Perpetuo Soccorso perché si faccia Madre di amore" e diriga i cuori di tutti affinché "la solidarietà prevalga sull'isolamento e sull'egoismo".Le ultime parole, così come nella lettera al presidente, sono un'assicurazione: "Tutta la Chiesa, attraverso le sue istituzioni - afferma Benedetto XVI - non mancherà di assistere nell'emergenza e nella paziente ricostruzione delle zone devastate" perché il suo desiderio ultimo, conclude il Papa, è di contribuire a ridare a chi oggi vede ridotta in macerie anche la speranza la "possibilità di un futuro aperto".