Il messaggio non poteva essere più chiaro. Barack Obama concede la prima intervista televisiva dalla Casa Bianca a una rete araba, al-Arabiya. E ripete che «gli americani non sono il nemico » del mondo musulmano. E una settimana dopo aver promesso rapporti basati su «l’interesse comune e il reciproco rispetto» con l’islam durante il suo discorso d’insediamento, il nuovo presidente ribadisce la sua volontà di costruire un nuovo ponte di comprensione con il mondo musulmano moderato, che funzioni anche da barriera antiestremisti. E promette un impegno serio in Medio Oriente, dove è determinato a vedere «progressi concreti», anche nelle relazioni con l'Iran.
L'Iran: «Gli Usa chiedano scusa e rompano con Israele». Immediata la risposta del Paese, che non abbandona i toni aggressivi e intransigenti: se quello che il nuovo presidente americano Barack Obama vuole è "un vero cambiamento", ha dichiarato oggi il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, lo deve dimostrare «mettendo fine al sostegno dell'illegale e falso regime sionista», cioè Israele, e «chiedendo scusa e risarcendo l'Iran per le interferenze americane degli ultimi 60 anni».
Successo di Obama sui siti web musulmani. La chiacchierata di Obama con i giornalisti della diffusissima emittente ha toccato però nel segno. Grazie a un misto di mea culpa già ammessi (gli «Stati Uniti hanno compiuto errori»), assicurazioni di cambiamento («avrò un approccio diplomatico più aperto del mio predecessore») e note personali (il ricordo dell’adolescenza in Indonesia, il più popoloso Paese musulmano, dove vuole «tornare presto»), Obama ha fatto il pieno di commenti positivi sui siti web musulmani più popolari. «Il mio obiettivo con il mondo musulmano è comunicare che gli americani non sono il vostro nemico. Qualche volta facciamo errori, qualche volta non siamo stati perfetti – ha sottolineato –. Ma se guardiamo al percorso compiuto, l’America non è nata come un potere coloniale, e non c’è ragione per cui non possiamo recuperare lo stesso rispetto e la stessa collaborazione che avevamo venti o trenta anni fa». D'altra parte il tono conciliatore del neopresidente, che «vale per tutti i Paesi islamici», è legato al patto che venga ricambiato da altrettanta disponibilità a «dischiudere il pugno» – un riferimento che Obama ha fatto proprio all’Iran.
La nuova politica Usa in Medio Oriente. Intanto il nuovo inviato speciale per il Medio Oriente, l’ex senatore George Mitchell, iniziava la sua missione di otto giorni in Terra santa (con soste a Londra e Parigi), un altro “primo atto” dell’Amministrazione Obama che ha generato forti attese nel mondo arabo. Mitchell, che ha fatto con successo da mediatore del processo di pace in Irlanda del Nord per Bill Clinton, ieri è arrivato in Egitto e oggi si sposterà in Israele, quindi in Cisgiordania, Giordania e Arabia Saudita. Le istruzioni che ha ricevuto dal suo nuovo capo sono «prima di tutto di ascoltare», ha rivelato lo stesso Obama, «perché troppo spesso gli Stati uniti hanno cominciato con il comandare». «Non possiamo dire né agli israeliani né ai palestinesi cosa è meglio per loro: essi devono prendere alcune decisioni – ha sottolineato il comandante in capo delle forze Usa –. Ma credo davvero che sia maturo il tempo perché entrambe le parti capiscano che il percorso che hanno imboccato non è quello che può portare alla prosperità e sicurezza per i loro popoli ». Mitchell, ha assicurato il presidente, si impegnerà «energicamente e consistentemente » nel raggiungere risultati concreti per la pace, ma non per questo, ha ricordato agli spettatori di al-Araybia, rinnegherà il diritto dello Stato ebraico a difendere se stesso. Affermazione sottolineata più tardi dal segretario di Stato Hillary Clinton, che ha ribadito come i lanci di razzi palestinesi contro Israele «non possono essere ignorati»: «Purtroppo i leder di Hamas sembrano essere convinti che sia nel loro interesse provocare il diritto all’autodifesa piuttosto che creare un miglior futuro per la gente di Gaza», ha aggiunto il nuovo capo della diplomazia americana, promettendo che, con il nuovo presidente, «molti danni dell’Amministrazione precedente verranno riparati». Obama ha infine messo in guardia l’opinione pubblica araba dall’attendersi risultati troppo rapidi in Medio Oriente: «Voglio chiarire che le aspettative non devono essere tali da voler veder risolta la questione in pochi mesi». Obama nell’intervista ad «al-Arabiya»