Motovedetta israeliana nell’area di confine contesa tra Israele e Libano - Ansa/Afp
C’è l’accordo tra Libano e Israele per la demarcazione della frontiera marittima e la conseguente spartizione delle risorse energetiche al largo delle rispettive coste. Un passo che apre le porte allo sfruttamento di nuovi giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale. Il presidente libanese Michel Aoun ha giudicato «soddisfacente» la bozza dell’accordo, raggiunto grazie al mediatore statunitense Amos Hochstein che ha fatto diverse volte la spola tra Beirut e Tel Aviv.
«La presidenza libanese – si legge in un comunicato – ritiene che la formula finale abbia preservato i diritti del Libano sulle sue ricchezze naturali, in un momento importante per la popolazione». Soddisfazione espressa anche dal premier israeliano uscente Yair Lapid, che ha parlato di «accordo storico» e ha convocato per oggi una riunione del gabinetto politico di sicurezza per approvarlo.
«Il progetto di accordo – ha twittato Lapid – è pienamente conforme ai principi presentati da Israele in materia di sicurezza ed economia. Questo è un risultato storico che rafforzerà la sicurezza di Israele, porterà miliardi nell’economia israeliana e garantirà stabilità al confine settentrionale». Anche il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha giudicato il nuovo accordo «giusto e positivo per entrambe le parti», confermando che l’intesa risponde a tutti i bisogni di sicurezza di Israele.
L’unica nota dissonante è arrivata dal capo dell’opposizione Benjamin Netanyahu, che ha definito l’accordo «una resa storica» agli Hezbollah. «Per oltre un decennio – ha detto Netanyahu – il mio governo non si è piegato alle minacce degli Hezbollah e non abbiamo avuto guerra. Poi – ha proseguito – è arrivato Lapid e in tre mesi si è arreso completamente a tutte le richieste».
Al centro della disputa tra i due Paesi, formalmente in stato di armistizio dal 1948, un braccio di mare di alcune centinaia di chilometri quadrati e due giacimenti di gas naturale già noti, Karish e Qana. Per gli israeliani la priorità è sempre stata quella di poter iniziare l’estrazione dal campo di Karish senza il rischio di escalation: Hezbollah aveva infatti ripetutamente minacciato di condurre un’operazione militare contro il sito se le operazioni di estrazione fossero iniziate prima che il Libano potesse fare la stessa cosa nel giacimento di Qana, rivendicato dal Libano nella sua totalità all’interno della propria zona economica esclusiva.
Negli ultimi giorni, la Francia ha svolto un’intesa azione diplomatica per superare l’impasse dopo che Israele aveva respinto le ultime osservazioni formulate dal Libano, soprattutto per quanto riguarda la quota israeliana dal giacimento di Qana. In pratica, sarà la compagnia francese TotalEnergies – cui è affidata l’esplorazione del gas nelle acque libanesi – e non il governo libanese a versare a Israele una quota dei propri proventi. Gli israeliani richiedevano un compenso a titolo di risarcimento per la concessione dell’esclusiva sul giacimento in questione. Inoltre, il mediatore Hochstein ha risolto il nodo relativo all’ambiguità tra due espressioni-chiave («status quo» e «fatto compiuto») circa la cosiddetta linea dei galleggianti.
L’intesa sarà siglata il 20 ottobre, pochi giorni prima della scadenza del mandato presidenziale di Aoun, ma anche in vista delle elezioni israeliane del primo novembre. La firma offre al Libano, in piena bancarotta economica e affamato di elettricità, una buona opportunità. E soprattutto una riappacificazione – accettata da Hezbollah – ai suoi confini meridionali. Le tensioni tra i due Paesi vicini si erano inasprite nel giugno scorso quando tre droni del Partito di Dio, privi di armi, erano stati inviati nella zona della piattaforma di Karish in una sorta di avvertimento.