Ko Ko Gyi è il carismatico leader storico di Generazione 88, il glorioso movimento studentesco che nel 1988 aveva organizzato le prime manifestazioni popolari contro la dittatura militare. Il disinteresse delle democrazie occidentali, allora impegnate ad osservare l’imminente crollo dell’Urss, permise alla giunta birmana di stroncare la protesta con la violenza. Dal 1991 la vita di Ko Ko Gyi si è spesa tra le prigioni del paese e brevi periodi di libertà. Il 12 gennaio 2012 è stato definitivamente rilasciato e, a differenza delle precedenti scarcerazioni, il governo di Thei Sein gli ha permesso di continuare la sua attività politica e di aprire una sede di Generazione 88.
Lei era scettico su Thein Sein e sulla reale volontà riformatrice del suo governo. Ha cambiato idea?Thein Sein è sincero, intende veramente cambiare il paese, ma dietro di lui ci sono sempre i militari che non aspettano altro che faccia un passo falso per riprendere il potere. Non bisogna, quindi, allentare il controllo sul parlamento e sui generali.
Dopo la sua liberazione ha avuto la possibilità di girare per il paese e partecipare alla commissione per l’inchiesta su Monywa e poi sugli scontri tra musulmani e buddisti nel Rakhine. Le sembra che i birmani siano pronti a vivere in una democrazia?Certamente. Ne sono sempre più convinto. A Monywa i contadini hanno dimostrato maturità non rispondendo alle provocazioni della polizia, mentre nell’Arakan (lo stato di Rakhine prima che i militari ne cambiassero il nome,
ndr), il problema è dovuto agli immigrati bengalesi (Rohingya,
ndr) che vivono in Birmania senza averne diritto.
Aung San Suu Kyi è stata criticata per non aver parlato di diritti umani a favore dei Rohingya. Inoltre lei stesso è stato destituito dalla commissione d’inchiesta di Monywa di cui la stessa Suu Kyi è presidente. Cosa sta accadendo al movimento democratico?Normale democrazia. Nella commissione d’inchiesta di Monywa, Daw Aung San Suu Kyi è sufficiente come rappresentante democratica, non c’era bisogno del mio intervento. Per la questione dell’Arakan il silenzio di Assk è dovuto al fatto che lei è rappresentante di un partito birmano, mentre i bengalesi non sono cittadini birmani. Quindi ha deciso di non entrare nel merito della questione.
La Lega nazionale per la democrazia ha monopolizzato la scena politica dell’opposizione in vista delle elezioni del 2015. Ci sarà ancora posto per voi di Generazione 88 e di altri movimenti democratici?Noi non siamo ancora un partito, anche se pensiamo di diventarlo. Le nostre idee non combaciano perfettamente con quelle dell’Lnd e cercheremo di dimostrarlo.