Barche di pescatori a Thiruvananthapuram, nello stato indiano del Kerala. Il futuro di migliaia di famiglie è minacciato dalla costruzione di un nuovo porto - Pixabay
Uno sciopero della fame a oltranza per impedire che si realizzi un nuovo porto commerciale internazionale a Thiruvananthapuram (Trivandrum), nello Stato meridionale indiano del Kerala. L’iniziativa, avviata domenica dall’arcivescovo Thomas J Netto, tende a bloccare il progetto di scalo in acque profonde di Vizhinjam affidato all’Adani Group controllato da Gautam Adani, secondo la classifica pubblicata da Forbes terzo tra i “paperoni” mondiali.
Se realizzato, il porto priverebbe migliaia di pescatori dei mezzi di sussistenza e da 46 giorni questi sono impegnati, con crescente sostegno di diverse organizzazioni, per impedire che questo accada bloccando l’accesso al cantiere.
Una iniziativa imposta dalla necessità e senza alternative davanti al sostegno del governo locale all’iniziativa industriale.
L’arcivescovo Netto e l’emerito Maria Calist Soosa Pakiam, che nonostante i 76 anni e un ruolo che lo destina a un minore impegno gode di grande considerazione, si sono accampati presso l’ingresso principale del cantiere con decine di fedeli e altre personalità religiose, cattoliche e non.
Domenica scorsa, in tutte le chiese della diocesi è stata letta la lettera pastorale di monsignor Netto che invita i fedeli a unirsi ai pescatori e a protestare contro l’appoggio delle autorità del Kerala al controverso progetto. La regione, tra le più sviluppate dell’India e con maggior presenza cattolica, è stato guidato per buona parte della storia da governi di sinistra. Negli ultimi tempi, però, è cresciuta la pressione dell’élite industriale che ha costruito solidi legami con il governo nazionalista di Narendra Modi.