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Doveva salvare una vita, invece ha causato una strage. Una bombola d'ossigeno, esplosa o montata male, è stata probabilmente l'origine dell'incendio che nell'ospedale Ibn al-Khatib di Baghdad ha provocato almeno 82 morti, fra pazienti malati di Covid in terapia intensiva, sanitari e parenti. Il bilancio rischia di essere ancora più duro perché sono gravemente ustionati molti dei 110 feriti, ed è scioccante per un Paese come l'Iraq già provato dalla pandemia, con oltre 15 mila vittime, 7mila nuovi casi in media al giorno e una campagna vaccinale, sostenuta dal programma Covax, frenata dallo scetticismo diffuso fra la popolazione. Sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale ed entro cinque deve arrivare l'esito dell'inchiesta ordinata dal primo ministro Mustafa al-Kadhimi, che ha sospeso il ministro della Salute e vari responsabili sanitari, incluso il direttore dell'ospedale.
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L'attimo dell'esplosione è ripreso da una telecamera di sicurezza al secondo dei tre piani: un boato e una fiammata arrivano dalla sala della terapia intensiva con circa 30 ricoverati, poi gli smartphone hanno catturato scene di panico, letti trasportati di corsa, persone che sfidano il fumo per salvare i parenti degenti. Altri si lanciano dalle finestre per sfuggire alle fiamme, domate a fatica da numerosi mezzi dei vigili del fuoco. "L'ospedale - ha detto ad Al Jazeera un officiale della locale protezione civile - non ha un sistema di protezione antincendio e i controsoffitti hanno permesso al fuoco di raggiungere prodotti altamente infiammabili".
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