Vinicius Jr durante la partita di domenica Valencia-Real Madrid - Reuters
Dieci denunce per attacchi razzisti subiti negli stadi spagnoli, nessuna conseguenza per gli autori. Almeno fino a ieri. Nasce da qui la frustrazione di Vinicius Jr esplosa domenica al Mestalla, lo stadio di Valencia, durante la partita di Liga, Real Madrid-Valencia, quando è stato investito dall’ennesimo tsunami di insulti e urla al grido di «mono!», scimmia.
E che ha fatto deflagrare il suo caso in Spagna come una questione di Stato. «Non è calcio, è inumano», lamentava l’attaccante brasiliano del Real Madrid su Instagram. No, non è calcio. E l’impunità o quanto meno l’inazione di cui finora hanno goduto i responsabili di incidenti e abusi discriminatori contro i calciatori per il colore della pelle è finalmente finita sotto i radar della politica e della polizia.
Tre tifosi del Valencia fra i 18 e i 21 anni sono stati fermati ieri, accusati di crimini di odio. Fra loro c’è anche il tifoso segnalato da Vinicius nella curva nord domenica, a partita ferma al minuto 71. Gli inquirenti lavorano con i video della tv per identificare altri tifodi. Dopo l’interrogatorio, i tre fermati sono tornati in libertà.
Per Vinicius ogni partita fuori casa della stagione di Liga è stata un calvario: i cori razzisti si sono ripetuti allo stadio di Osasuna a marzo, poi al Benito Villamarin a Siviglia, al Campo Nou di Barcellona. Prima, a gennaio, alla vigilia del derby di Coppa del Re con l’Atletico di Madrid, un manichino con la sua maglia era apparso impiccato a un ponte vicino la cittadella del Real Madrid di Valdebebas. Accanto allo striscione: “Madrid odia il Real”.
Per questi fatti soltanto ieri sono stati arrestati 4 ultrà dell’Atletico di Madrid, dopo la bufera che si è abbattuta su autorità calcistiche e giustizia pilatesca. A differenza che nel Regno Unito, dove la Premier League e la Federazione possono punire i club per gli insulti razzisti, la Liga deve segnalare gli incidenti alla Federazione e alle Procure regionali che spesso se ne lavano le mani, archiviando.
Come quella di Madrid nel settembre 2022, quando il Pm considerò che l’ingiuria “Vinicius sei una scimmia” non era perseguibile perché detta «in un contesto di commenti sgradevoli e irrispettosi e in una partita di massima rivalità».
Inerte anche la giustizia sportiva, gli attacchi xenofobi sono stati normalizzati. L’unico caso finito a giudizio è quello che ha avuto per vittima nel 2020 il calciatore dell’Atlhetic Bilbao, Iñaki Williams, per il quale il Pm ha chiesto per il tifoso imputato 2 anni di carcere e 5 di divieto di accesso agli stadi. Per questo, a reclamare «sanzioni e punizioni esemplari» era ieri l’intera stampa spagnola.
La prima pagina di Marca, con un messaggio su fondo nero, inequivocabile: «Non è sufficiente non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti». E mentre a Rio è stato lasciato al buio per un’ora il Cristo Redentore, l’icona del Brasile, in segno di solidarietà per Vinicius, a Madrid la portavoce dell’esecutivo, Isabel Rodriguez, negava l’esistenza di un «conflitto diplomatico» con il governo di Lula, che ha reclamato a Liga e Fifa misure per «evitare che il razzismo si radichi nel calcio». «Questi comportamenti in Spagna non restano impuniti, si perseguono e si puniscono», ha assicurato la portavoce.
La replica è venuta dallo stesso Carlo Ancelotti, il ct del Real Madrid. «Condannare il razzismo non basta, servono i fatti», ha detto in conferenza stampa. Ha ricordato che «Vinicius è la vittima». E ripetuto che «la Spagna non è un Paese razzista, però c’è razzismo nel calcio, e questo deve cambiare». E, guardando all’esempio inglese, Ancelotti ha auspicato una modifica dei protocolli di intervento. «Fermare la partita può essere una buona soluzione, ma non posso assumere io questa responsabilità, in campo c’è un giudice, l’arbitro».
Il primo a pagare le conseguenze delle decisioni prese domenica, con lil cartellino rosso a Vinicius dopo il fallo su Hugo Duro, è stato proprio l’arbitro del Var, Iglesias Villanueva, destituito fino alla fine del campionato.
Il fatto
L’attaccante del Real Madrid, Vinicius Junior, è stato bersaglio di insulti razzisti domenica nello stadio Mestalla, durante la partita di campionato contro il Valencia, finita 1-0. A 20 minuti dalla fine, gli ultrà hanno lanciato in campo un pallone per intralciare l’azione del Real Madrid, e gli insulti sono aumentati. L’arbitro ha fermato il gioco al 71’ per 10 minuti. Poi alla ripresa, Vinicius è stato espulso per un fallo.
I precedenti
È lungo l’elenco dei calciatori che hanno subito ogni tipo di insulti negli stadi iberici per il solo fatto di appartenere a un’altra etnia. Senza andare troppo a ritroso, il 25 febbraio 2006 Eto’o, l’attaccante camerunese del Barcellona, durante la partita contro il Saragozza, subissato da urla del «baile del mono», il ballo della scimmia, intonato sulle gradinate, si avviò verso l’uscita. Contro lo stesso Saragozza gli attacchi erano toccati prima al camerunese Carlos Kameni. «Negro, caprone, raccogli il cotone», i cori razzisti degli anni ’90 contro Wilfred Agbonavbare nel derby Real Madrid-Rayo Vallecano. A decine le denunce finite in un nulla di fatto.