venerdì 30 settembre 2022
Domani cortei nelle capitali. Ma a Teheran la repressione continua: arrestata la reporter che ha seguito i funerali di Amini
<+DIDA50_SXR>Proteste in solidarietà di Mahsa Amini ieri a Londra: in programma domani la giornata di mobilitazione nel mondo

<+DIDA50_SXR>Proteste in solidarietà di Mahsa Amini ieri a Londra: in programma domani la giornata di mobilitazione nel mondo - Reuters

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Mobilitazione mondiale a favore delle donne iraniane a distanza di due settimane dalla morte della 22enne Mahsa Amini, mentre si trovava in custodia perché portava il velo in modo «non appropriato». Una giornata di solidarietà si terrà domani in numerosi Paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Canada, Italia, Australia, Regno Unito, Germania, Giappone, Irlanda, Spagna, Danimarca, Portogallo e Svizzera. Tra i sostenitori dell’iniziativa vi è Hamed Esmaeilion, portavoce dell’Association of Families of PS752 Victims, che da Toronto si batte per svelare la verità sull’abbattimento, l’8 gennaio 2020 da parte dei pasdaran iraniani, di un aereo ucraino durante un volo Teheran-Kiev. A bordo del Boeing 737 c’erano 176 persone, tra cui sua figlia e sua moglie. Tutti deceduti per quello che le autorità hanno ridotto a un mero «errore umano». Sui suoi profili social, Esmaeilion ha rilanciato la locandina delle manifestazioni che si terranno sotto lo slogan «The time has come» (È arrivato il momento), aggiungendo che domani «conquisteremo le strade del mondo per la libertà dell’Iran».

Un significativo gesto di solidarietà è arrivato da Nazanin Zaghari-Ratcliffe, britannico-iraniana rimasta sei anni in carcere in Iran con l’accusa di complotto, prima di essere liberata lo scorso marzo al termine di un lungo braccio di ferro tra Londra e Teheran. Nazanin si è tagliata pubblicamente i capelli per protesta per la morte di Mahsa Amini. «Per mia madre, per mia figlia, per la paura della cella d’isolamento, per le donne del mio Paese, per la libertà», ha spiegato la donna nel video diffuso dalla Bbc in farsi. Oltre agli Usa, dal mondo occidentale sono arrivate nelle ultime ore critiche ufficiali nei confronti della repressione messa in atto dagli ayatollah, con Madrid e Berlino che hanno convocato gli ambasciatori dell’Iran nei loro Paesi.

La ministra degli Affari Esteri, Annalena Baerbock, ha scritto su Twitter che si sta adoperando «affinché siano varate sanzioni contro coloro che in Iran picchiano le donne a morte e uccidono i manifestanti in nome della religione». Il pugno di ferro non accenna, intanto, a fermarsi in Iran. Ieri è stato reso noto l’arresto di Elahe Mohammadi, una giornalista iraniana che aveva seguito il funerale di Mahsa Amini. L’ultima di un numero crescente di reporter – si parla di circa 33 – finiti dietro le sbarre da quando sono iniziate le proteste. Un nuovo monito è arrivato ieri dal presidente iraniano Ebrahim Raisi.

«Coloro che hanno presto parte alle rivolte – ha detto Raisi in un’intervista televisiva – devono essere affrontati con decisione. Questa è la richiesta del popolo». «Protestare è qualcosa di diverso dal provocare il caos», ha detto ancora il presidente ultraconservatore, precisando che «il nemico ha colpito l’unità nazionale e vuole mettere le persone le une contro le altre», con un implicito riferimento agli Stati Uniti.

Sempre in Iran, ha rotto il silenzio la madre di Hadis Najafi, la ragazza bionda diventata anch’essa simbolo delle proteste contro il velo obbligatorio. «L’hanno colpita con 3 pallottole: all’addome, al collo ed al cuore», ha detto la madre raccontando i terribili momenti vissuti dopo la morte della figlia. La donna ha dovuto difendersi dalle critiche sui social perché, nella foto scelta per la tomba, Hadis appare con l’hijab. «Non facciamo parte del sistema", ha replicato. "Non siamo rimasti in silenzio. Stiamo soffrendo per Hadis e per le altre ragazze che sono state uccise e che sono come mia figlia e ora siamo in lutto».

Una candela per Mahsa​

Ricordare Mahsa Amini e «le altre 300 Mahsa uccise in questi 14 giorni di rivolta». È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Una candela per Mahsa Amini”, promossa dall’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia per mostrare solidarietà ai manifestanti che protestano contro le rigide norme sul velo imposte dalla Repubblica islamica. L’invito è quello di accendere una candela sui balconi, o anche in modo “virtuale” sui social, domenica 2 ottobre alle ore 20 per «non lasciare sola la coraggiosa ribellione delle donne iraniane».

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