La premessa è generica quanto incontestabile: il rispetto dei diritti fondamentali sia «obiettivo di tutte le politiche europee» e l’Ue «dovrebbe promuoverli attivamente e tenerne pienamente conto nell’elaborare e approvare le leggi». Ma c’è ben altro nella voluminosa “Relazione sui diritti fondamentali nell’Unione europea” che, presentata dal comunista Giusto Catania è stata approvata ieri dall’europarlamento con 401 sí dell’insieme delle sinistre, 220 no venuti principalmente dal Ppe, e 67 astensioni. Accanto a esortazioni dirette ai governi affinché tutelino le minoranze etniche e i rom, rispettino i diritti delle donne, dei minori, degli anziani, delle persone disabili, combattano razzismo e xenofobia, evitino di intaccare le libertà civili e indiviuali in nome della lotta al terrorismo, il documento invita a rimuovere le discriminazioni contro i gay e le coppie omosessuali. Lo fa in termini quantomeno discutibili, spesso offensivi verso valori non soltanto cristiani, e che si prestano ad interpretazioni divergenti rispetto allo spirito degli stes- si Trattati su cui è fondata l’Unione europea. Il documento non ha alcun valore giuridicamente vincolante e in questa come altre materie gli Stati rimarranno liberi nelle loro decisioni. Ma, come ha osservato il vicepresidente dell’europarlamento Mario Mauro, esso ha un evidente significato politico, evidenziando una tendenza ideologica che alla base toglie forza allo spirito dei Trattati Ue. Secondo il relatore Catania invece – da piú parti sospettato di aver peparato il testo anche in polemica col governo italiano e col Vaticano – con il voto di ieri l’europarlamento «ha scritto una pagina importante della sua storia, ponendo fine all’ipocrisia di chi, troppo spesso, ha chiuso un occhio sulla mancata tutela dei diritti umani dentro l’Unione per concentrarsi esclusivamente sulle violazioni fuori dai nostri confini». Il documento approvato dopo una complessa battaglia di emendamenti raccomanda tra l’altro il “testamento biologico” invitando gli Stati ad approvare leggi in questo senso perché siano «tenuti in considerazione i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà », e ad «assicurare in tal modo il diritto alla dignità alla fine della vita». In sostanza, si chiede agli Stati di introdurre l’eutanasia nella legislazione come già ha fatto una minoranza dei Ventisette, guidata all’Olanda. A proposito delle discriminazioni nei confronti degli omosessuali, la relazione Catania invita a punire penalmente affermazioni discriminatorie da parte di «esponenti politici, sociali e religiosi estremisti» (il che, ironizzano esponenti del Ppe, tenderebbe a classificare come estremista anche il Vaticano). Un passaggio sostiene l’iniziativa della Francia all’Onu per la depenalizzazione universale dell’omosessualità, accolta con freddezza dal- la rappresentanza diplomatica della Santa Sede al Palazzo di Vetro. Ancora a proposito degli omosessuali, la relazione invita gli Stati che non l’hanno già fatto ad approvare una legislazione sulle coppie dello stesso sesso, imitando leggi già in vigore in altri Paesi dell’Ue e che estendono ai gay parti essenziali del diritto di famiglia. La Commissione europea è invitata a proporre direttive comunitarie che impongano tra gli Stati il riconoscimento reciproco per le coppie omosessuali, sposate o legate da un’unione civile. Il testo, infine, indica l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica circa il «diritto alla salute riproduttiva e sessuale», e chiede ai Ventisette di far sí che le donne «possano godere pienamente di tali diritti » grazie anche a misure tese a «facilitare i metodi di contraccezione onde prevenire gravidanze indesiderate e aborti illegali e a rischio».