«E ora con chi deve parlare Israele a Gaza?» Andrea Margelletti è il presidente del Ce.S.I. (Centro studi internazionali) e profondo conoscitore delle dinamiche mediorientali. «Gli obiettivi politici erano confusi, incerti. E quando si lancia un’offensiva solo per scopi militari l’operazione risulta monca», dice ad
Avvenire.
Tre settimane dopo l’inizio di “ Piombo fuso”, è veramente finita questa fase? Sì, diciamo che l’offensiva è conclusa. Potranno esserci ancora delle puntate, degli episodi di violenza ma la fase maggiore del conflitto è esaurita.
Israele ha raggiunto i suoi scopi? Sotto il profilo militare sì. Le installazioni e le infrastrutture di Hamas, la capacità bellica del gruppo sono state seriamente danneggiate quando non distrutte. Ma dal punto di vista politico il movimento palestinese di Gaza ne è uscito rafforzato. E questo è ciò che accade quando l’offensiva è di breve respiro e non ha un obiettivo politico chiaro.
Ed ora? Adesso Hamas vincerà le elezioni.
Il mondo arabo è apparso scettico, quando non aspramente critico nei confronti di Hamas. Perché? In alcune capitali, penso Il Cairo, l’eliminazione di Hamas fa comodo. D’altronde il gruppo altro non è che una costola dei Fratelli musulmani e l’Egitto ha tutto l’interesse di vedere diminuita la forza di questa formazione. La Siria sta tentando un lento cammino di avvicinamento verso l’Occidente. La Giordania è l’alleato più vicino e importante di al-Fatah.
L’Arabia saudita anche è stata molto critica.... Colpa dell’Iran.
Perché? Teheran è stato l’unico Paese della regione a schierarsi e a spendersi per Hamas. Non dimentichiamo che Hamas è una formazione sunnita e gli iraniani sono sciiti. Eppure la Repubblica islamica, così come già avvenuto nel 2006 nel Sud del Libano, è probabile che parteciperà alla ricostruzione delle infrastrutture.
A quale fine? Rafforzare il sostegno politico locale.
Perché si è arrivati solo ora alla tregua? Perché Israele ha raggiunto gli obiettivi militari. Mancando uno scopo politico evidente e ben delineato ecco che raggiunti quelli militari il ritiro può cominciare. D’altronde gli israeliani mica potevano diventare forza occupante. E poi le pressioni internazionali, l’imbarazzo per l’alto numero di vittime civili, hanno indotto a finire le operazioni.
È forse la prima grave crisi che capita nel bel mezzo di una transizione di poteri negli Stati Uniti. E infatti gli Usa hanno avuto un ruolo se non marginale, quantomeno non di primi attori. E l’Unione europea come si è comportata? Si è spaccata per l’ennesima volta. Ancora una volta hanno prevalso i personalismi. Sarkozy è stato un protagonista. Purtroppo l’Italia in quello che un tempo era il “mare nostrum” ha fatto più da comparsa che da protagonista.
E l’Unione europea? La presidenza ceca è apparsa orba. Fuor di giochi di parole, diciamo che l’approccio di Praga alla crisi non è stato brillante.
In Israele fra poche settimane si vota. Chi è uscito 'vincitore' da questa guerra di Gaza? Ehud Barak e Tzipi Livni sicuramente. Hanno mostrato doti da statisti che invece Olmert proprio non ha. D’altronde venne scelto per fare il numero due di Kadima ed è stato proiettato alla leadership solo per la fine di Sharon.