venerdì 23 agosto 2024
Ci sono due lingue di terra a rendere così difficile le trattative per una tregua in Medio Oriente. Ecco quali sono e perché Israele non vuole cederle
Truppe israeliane nella Striscia

Truppe israeliane nella Striscia - Reuters

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Che cosa è il corridoio Filadelfia?

Una lingua di terra lunga quattordici chilometri e larga 100 metri che corre lungo il confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto e include il valico di Rafah. Il corridoio è stato istituito come zona demilitarizzata secondo il trattato di pace di Camp David firmato nel 1979 da Egitto e Israele. Egiziani e palestinesi lo chiamano “Corridoio di Salah al-Din”, dal nome del famoso Saladino che sconfisse i Crociati nel 1187 e riprese Gerusalemme. Con il disimpegno unilaterale dalla Striscia di Gaza, deciso nel settembre 2005
da Ariel Sharon, il controllo è passato all'Autorità palestinese di Abu Mazen. Ma solo per un breve tempo. Nel 2007, infatti, Hamas ne ha assunto il controllo in seguito alla spaccatura istituzionale e territoriale avvenuta tra Gaza e Ramallah.

E il corridoio Netzarim?

Una strada che corre da est a ovest per 6,5 chilometri, tagliando in due la Striscia di Gaza. Prende il nome dall'ultimo tra i 21 insediamenti di coloni ebrei a essere sgomberato – con la forza – nell'agosto 2005. Le prime rivelazioni circa il prolungamento di un tratto di strada già esistente prima della guerra sono state fatte dalla Cnn solo a marzo dal confronto di immagini satellitari. Alcuni funzionari israeliani hanno allora spiegato all'emittente che la strada serviva per “stabilire un punto d'appoggio operativo” e consentire “il passaggio di forze e attrezzature logistiche”. Il lungo passaggio, hanno precisato, fa parte di un piano di sicurezza “che permetterà a Israele di controllare il territorio per i mesi e forse per anni a venire”.

Perché Israele non vuole cederli?

Israele dice di voler controllare il Corridoio di Filadelfia – che occupa dal 29 maggio – con l'obiettivo di ostacolare la capacità di Hamas di riarmarsi e rifornirsi, adducendo la distruzione nell'area di 150 tunnel con l'Egitto. Riguardo Netzarim, Israele vuole impedire che tra gli sfollati che vogliono tornare alle loro case a Gaza si infiltrino membri di Hamas. Ma la richiesta lascia intendere che Tel Aviv abbia l'intenzione di facilitare le sue manovre militari nella Striscia dal momento che “dal kibbutz Be'eri al Mediterraneo bastano sette minuti”. La posizione del molo galleggiante costruito dagli americani, che si affaccia proprio al corridoio di Netzarim, conferma inoltre i dubbi circa la volontà di emarginare l'agenzia Unrwa delle Nazioni Unite.

Esistono alternative?

Secondo alcuni report, Israele sta valutando l’ipotesi (che Hamas sembra disposto ad accettare) che vi venga schierata una forza internazionale, più precisamente la presenza permanente di un'unità di ispezione dell'Onu lungo l'asse Filadelfia e quella di una delegazione dell'Ue sul versante palestinese del valico di Rafah insieme con i rappresentanti dell'Autorità palestinese. Secondo i militari israeliani in rotta con Netanyahu, la presenza dello Tsahal non sarebbe indispensabile, poiché basterebbero dei sistemi di sorveglianza e sensori in grado di captare ogni movimento sospetto tra Egitto e l'exclave palestinese. Rimangono decisamente contrari a queste soluzioni i ministri “falchi” israeliani che non hanno mai creduto nei negoziati.


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