La morsa dell'esercito israeliano si è stretta ancora di più oggi sui palestinesi della striscia di Gaza, dove gli scontri avvengono casa per casa, parallelamente ai raid aerei. La popolazione sta sempre peggio, sono decine di migliaia gli sfollati che hanno cercato rifugio, sperando di salvarsi, nelle scuole dell' Unrwa (l'Agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi). E il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha accusato Israele di voler "annientare" i palestinesi della Striscia.Negli scontri odierni, secondo stime dei medici a Gaza, sono stati uccisi almeno 47 palestinesi, portando a oltre 970 il numero dei morti dall'inizio dell'operazione 'Piombo Fuso'. I feriti sarebbero ora oltre 4.000. Anche alcuni soldati israeliani sono stati feriti oggi e finora le perdite israeliane sono di 13 uccisi: 10 soldati, in parte colpiti da fuoco amico, e tre civili.Fonti locali hanno constatato che le forze israeliane di terra hanno rafforzato le proprie posizioni a est, a ovest e a sud della città. In molte aree si continua a combattere e l'Unrwa calcola che sia destinato a crescere il numero di 30 mila sfollati che già hanno chiesto rifugio nelle sue scuole. Nello stesso tempo, i soldati di Tsahal sono impegnati in difficili perlustrazioni nei tunnel e nei bunker predisposti da Hamas per ostacolare l'offensiva. In nottata un'esplosione si è verificata a nord di Gaza in una casa minata e quattro paracadutisti sono rimasti feriti. Anche oggi Israele ha sospeso per alcune ore i combattimenti per consentire l'ingresso nella Striscia di aiuti umanitari.Almeno una dozzina di razzi, sparati da Hamas, hanno colpito il territorio israeliano ma senza causare vittime.In Cisgiordania, colpi d'arma da fuoco sparati dal versante giordano del confine hanno avuto come obiettivo un gruppo di soldati che hanno risposto al fuoco. Un portavoce militare ha detto che nessun soldato è stato colpito e che si ignora chi abbia aperto il fuoco. Un portavoce militare giordano ha affermato che la notizia è infondata.Il governo israeliano sembra disposto ad attendere ancora alcuni giorni l'esito sia dell'intensa attività diplomatica internazionale che cerca di arrivare a un cessate il fuoco sia della sua pressione militare su Hamas. Ha perciò di nuovo rinviato l'ordine alle truppe di entrare nel cuore dei centri abitati, operazione rischiosa e con probabile grande numero di vittime tra la popolazione civile in considerazione dell'alta densità abitativa per chilometro quadrato. Sul terreno perciò l'avanzata dei soldati appare lenta e attentamente calibrata.Israele vede nelle ultime dichiarazioni dei leader di Hamas a Gaza, soprattutto nel discorso del premier Ismail Haniyeh, un chiaro segnale di prossima resa e di rinuncia alle condizioni poste da questo movimento islamico per una tregua. Ma è un'interpretazione che sembra troppo ottimistica anche se da Hamas si intravvedono segni di ridimensionamento di alcune delle sue condizioni. Esponenti di Hamas continuano a chiedere profonde modifiche al piano egiziano di tregua che ritengono non soddisfi le loro condizioni minime. Al tempo stesso però Hamas sembra aver rinunciato a un'immediata apertura dei valichi di confine a Gaza, che era una delle sue condizioni per una tregua. Fonti di Hamas, citate dal quotidiano arabo Al Hayat, edito a Londra, hanno detto che il movimento, pur restando ostile a una forza internazionale a Gaza sul confine con l'Egitto, non si oppone alla presenza di soldati turchi, in quanto "provenienti da un paese musulmano di cui ci fidiamo".Israele intanto si accinge a inviare di nuovo al Cairo Amos Ghilad, consigliere politico del ministro della difesa, per continuare i colloqui sulla formazione di un meccanismo che dia allo Stato ebraico sufficienti garanzie di prevenzione del contrabbando di armi dall'Egitto ad Hamas.
Arriva anche Ban Ki-moon. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, ha oggi lasciato il Palazzo di Vetro alla volta del Medio Oriente con l'appoggio unanime del Consiglio di Sicurezza, per ottenere un cessate il fuoco tra Israele ed Hamas, come chiesto dalla risoluzione 1869 delle Nazioni Unite, approvata dai Quindici la scorsa settimana con l'astensione degli Usa.
Hillary Clinton: nessun dialogo con Hamas. Sul Medio Oriente, intanto, non dovrebbe esserci una svolta nella politica seguita dagli Stati Uniti. Nella sua audizione di conferma al Congresso, il segretario di Stato designato Hillary Clinton ha escluso qualsiasi negoziato con Hamas, una organizzazione terroristica che mira a distruggere Israele, ed è stata prudente sull'Iran, che appoggia e finanzia Hamas.La Clinton ha cioè confermato la linea anticipata la scorsa settimana dal presidente eletto Barack Obama, non troppo diversa sul Medio Oriente rispetto a quella seguita dal suo predecessore George W. Bush.