venerdì 5 novembre 2021
Ad Addis Abeba, dove i veterani sono stati richiamati in servizio, proseguono gli sforzi occidentali per un cessate il fuoco. A Washington i nemici del premier si alleano per la transizione
Etiopia, il mondo teme un nuovo Afghanistan
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Ore drammatiche ad Addis Abeba, dove proseguono gli sforzi diplomatici per arrivare al cessate il fuoco. Dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, oggi l'inviato di Washington per il Corno d'Africa Jeffrey Feltham prosegue nel tentativo di arrivare a una mediazione. Gli Stati Uniti temono che l'Etiopia si trasformi in un nuovo Afghanistan e hanno dato l'ordine di evacuazione del personale dell'ambasciata americana chiedendo ai connazionali di lasciare il paese.

L'Italia ha espresso preoccupazione per l'emergenza con una nota della Farnesina in cui fa appello "a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché cessino immediatamente le ostilità e auspica l'avvio di negoziati seri e credibili, a tutela del popolo etiope e per evitare un ulteriore peggioramento della crisi umanitaria già in essere".

Anche il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha dichiarato che la Germania sta lavorando per la pace. Il ministro ha invitato i nemici del governo federale, il Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf) che guida le forze di difesa e l'Esercito di liberazione dell'Oromo (Ola), a fermare l'offensiva sulla capitale e ha esortato il governo etiope a porre fine agli attacchi aerei e alla mobilitazione di Addis Abeba. Maas ha inoltre sottolineato la necessita di garantire l'accesso umanitario alle regioni colpite dal conflitto di Tigrai, Amhara e Afar.

Ma le forze di difesa tigrine (Tdf), in guerra da un anno con il governo federale, hanno stretto a Washington un'alleanza politica con gli alleati militari dell'Oromo liberation army e altri sette gruppi di opposizione. I nove gruppi hanno affermato che stanno formando un fronte unito "per invertire gli effetti nocivi del governo di Abiy Ahmed sui popoli dell'Etiopia... e nel riconoscimento del grande bisogno di collaborare e unire le forze in direzione di una transizione sicura nel Paese". Non è però chiaro come e se l'alleanza, chiamata Fronte unito dell'Etiopia federalista e delle forze confederaliste possa incidere sul conflitto che il governo di Abiy ha definito "guerra per garantire la nostra esistenza".

Il ministero della Difesa etiope ha intanto invitato i veterani a riarruolarsi nelle forze armate "per tutelare il Paese da una cospirazione per disintegrarlo".

E in una intervista alla Cnn il portavoce del Tplf Getachew Reda ha dichiarato che la presa di Addis Abeba non è al momento prioritaria, l'obiettivo principale è "rompere l'assedio del Tigrai e faremo tutto il necessario per riuscirci". Getachew non ha comunque escluso una marcia sulla capitale.

Amnesty international, che ha denunciato dall'inizio le violenze e le stragi di civili commesse da tutte le parti in conflitto, ha lanciato l'ennesimo allarme per l'Etiopia "sull'orlo di una catastrofe umanitaria e dei diritti umani". Ulteriori segnali inquietanti per l'organizzazione è la proclamazione dello stato di emergenza da parte del governo e il crescendo dei discorsi d'odio sui social
media.

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