Dall’Italia ai campi profughi che ospitano in Turchia migliaia di siriani fuggiti dalla guerra. Disegna un emblematico messaggio di solidarietà la missione compiuta nelle scorse settimane dall’associazione culturale Fidem nell’ambito del progetto “Nati Nudi - Storia di una tutina e della mamma che le insegnò a volare”. Da Perugia, i responsabili dell’associazione sono partiti per Antiochia, città nel sud della Turchia non lontano dal confine siriano e, in particolare, da Aleppo, epicentro degli scontri tra governativi e ribelli. «Nei mesi scorsi – spiega ad Avvenire Manuela Vena, presidente di Fidem – abbiamo esortato le mamme italiane a donare abiti e latte in povere ai bambini siriani. Non solo, abbiamo chiesto loro di raccontare ai propri figli il significato di questo gesto in una lettera, così che potessero insegnare loro la condivisione». Giunta ad Antiochia, per la distribuzione di quanto raccolto grazie alle mamme italiane Vena si è messa in contatto con alcuni cooperanti che operano nei campi profughi informali, arrivando fino a Kilis, «il punto di non ritorno rispetto ai luoghi dove il conflitto è reale, dove in questo momento entri solo se sei siriano o pazzo». «Al momento – prosegue il presidente di Fidem – la Siria ha per così dire trasbordato i propri confini e, se ci si avvicina alla frontiera, ci si trova innanzi innumerevoli tende che ospitano i profughi, figli di una terra straziata che non hanno trovato posto nei campi gestiti dall’Onu. Non c’è elettricità, acqua, servizi igienici». Molte famiglie siriane si sono stabilite anche ad Antiochia. «Sono entrata in casa di una donna – racconta Vena – Mi ha detto: se vuoi puoi entrare, ma se entri devi ascoltare la mia storia per poterla raccontare in Europa. Ha 50 anni e 9 figli, 3 dei quali li ha presi la guerra. Due mesi fa sono fuggiti da Aleppo, dove avevano un negozio di pelle ed erano benestanti, ora non hanno nulla, ma proprio nulla. Non un letto, né altre comodità: i bimbi indossavano abiti leggeri. Io in casa loro avevo freddo, ma per pudore non ho detto niente, restando solo ad ascoltare».