Ancora sangue e ancora violenze nella Repubblica democratica del Congo. Numerosi i civili sono infatti rimasti vittime in scontri con i ribelli o con le forze dell’ordine. «Almeno tre persone sono morte e 13 sono state rapite dopo l’ennesimo assalto di matrice etnica avvenuto nel territorio di Rutshuru, situato nella provincia nord-orientale del Nord Kivu – ha riferito ieri all’agenzia Fides il Centro studi per la promozione della pace, della democrazia e dei diritti umani (Cepadho) –. Un commando di miliziani Nyatura, della comunità hutu, ha assalito un gruppo di contadini di etnia Nande e Hunde nella località di Kyaghala lunedì scorso».
In questa regione, ricca di risorse minerarie, operano da diversi anni e si moltiplicano i gruppi armati. Secondo la missione Onu nel Paese (Monusco), molti ribelli sono sostenuti anche dai Paesi limitrofi come Uganda e Ruanda. Altre violenze sono scoppiate invece tra l’esercito congolese e una milizia nel centro del Paese.
«Parrocchie saccheggiate»
«I soldati hanno preso di mira i miliziani di Kamwina Nsapu uccidendo almeno 101 persone tra giovedì e lunedì scorso – ha confermato ieri Liz Throssell, portavoce del commissario Onu per i diritti umani –. Siamo molto preoccupati dall’alto numero di vittime che, se confermate, dimostrano un uso esagerato della forza da parte dei militari». Anche gli esponenti cattolici sono sconvolti dalla situazione. «Sono state commesse violenze eccezionali e atrocità inimmaginabili nei confronti di tranquilli cittadini – recita una nota di monsignor Félicien Mwanama Galumbulula, vescovo di Luiza nella provincia del Kasai Centrale –. Negli scontri tra miliziani e militari vi sono stati dei morti soprattutto a Ngwema e Mubinza, mentre le parrocchie sono state abbandonate o saccheggiate».
Nella capitale Kinshasa, invece, la polizia ha preso di mira la casa del leader di una setta separatista denominata Bunda dia Kongo. «Quattro membri della setta sono stati uccisi mentre la polizia tentava di sedare le proteste dei sostenitori», sosteneva ieri un comunicato governativo. Secondo gli analisti politici locali, l’attuale «aumento delle violenze in Congo è comunque dovuto al posticipo delle elezioni da parte del presidente, Joseph Kabila»: scelta che ha innescato una serie di reazioni violente.