La cerimonia di consegna del Nobel per la Pace nella capitale norvegese (Ansa)
Nel giorno del conferimento del Premio Nobel per la Pace alla Campagna internazionale per abolire le armi nucleari (Ican) e della Giornata delle Nazioni Unite per i diritti umani, il Papa all'Angelus «sottolinea il forte legame tra i diritti umani e il disarmo nucleare. Infatti, impegnarsi per la tutela della dignità di tutte le persone, in modo particolare di quelle più deboli e svantaggiate, significa anche lavorare con determinazione per costruire un mondo senza armi nucleari». «Dio ci dona la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune: abbiamo la libertà, l'intelligenza e la capacità di guidare la tecnologia, di limitare il nostro potere, al servizio della pace e del vero progresso», è l'appello di papa Francesco.
Sono arrivati, letteralmente, dai quattro angoli del pianeta: dal Giappone al Sudafrica, dal Brasile alla Gran Bretagna. Una coalizione internazionale di “combattenti”– disarmati e non violenti – antinucleare. Trecento attivisti, in rappresentanza delle migliaia e migliaia che formano l’International campaign against nuclear weapons (Ican), network globale di 468 organizzazioni, impegnato da dieci anni nel disarmo atomico. Liquidato fino a pochi mesi fa come «sognatori buonisti », il “popolo di Ican” è stato l’artefice di un inedito bando per gli arsenali nucleari, approvato dall’Assemblea generale Onu il 7 luglio scorso. Per tale ragione, la rete è stata insignita, il 7 ottobre, con il Premio Nobel per la Pace. Oggi, Giornata internazionale per i Diritti umani, la cerimonia di consegna ha radunato a Oslo una folla di delegati e sostenitori. A guidarli, la “giovane pasionaria” Beatrice Fihn, presidente di Ican.
Fino a quando esisteranno le bombe atomiche, «il rischio di un disastro nucleare è inevitabile. Siamo di fronte a una scelta netta: o la fine di questi armamenti o la nostra», ha detto l’attivista che, alle 13, al City Hall, ritirerà il prestigioso riconoscimento insieme a Setsuko Thurlow, la più conosciuta fra gli “hibakusha”, i sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Thurlow ha perso otto familiari nella tragedia e ha dedicato settanta, dei suoi 85 anni, alla lotta per l’eliminazione del pericolo atomico. «La sua presenza è un riconoscimento a oltre sette decenni di lavoro degli hibakusha», afferma Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, una delle otto Ong italiane partner di Ican, presente nella capitale norvegese in una delegazione congiunta con Senzatomica. Un «tributo all’instancabile azione dei superstiti e della società civile che li ha accompagnati », aggiunge Daniele Santi, segretario di Senzatomica. «È una festa ma anche un’importante riunione di lavoro. Ne avremo tanto da fare nel 2018 per “universalizzare” il divieto dell’atomica, cioè convincere sempre più Paesi a sottoscriverlo», racconta ad Avvenire Vignarca. Ieri, alla vigilia della cerimonia, c’è stata una maratona di riunioni di Ican.
Le linee di azione sono due. In primo luogo, sollecitare le 56 nazioni che hanno firmato il testo, a settembre, a ratificarlo quanto prima. Finora, solo tre l’hanno fatto: Guyana, Santa Sede e Thailandia. Occorrono altre 47 ratifiche perché il trattato diventi operativo. La sfida cruciale, tuttavia – affinché questo non resti “lettera morta”– è coinvolgere nel processo gli Stati Nato, Italia inclusa, finora ostili al bando e saldamente ancorati al principio della necessità dell’atomica in funzione di «deterrente». «Fin dal 7 luglio, stiamo lavorando per modificare la posizione dell’Italia. A tal fine, abbiamo lanciato la campagna “Italia ripensaci” con la richiesta a cittadini, organizzazioni, associazioni, enti locali a sottoscrivere simbolicamente il testo», conclude Vignarca che oggi assisterà, in rappresentanza dei partner italiani di Ican, alla consegna del Premio.
Poi, alle 17.30, ci sarà il momento clou con la tradizionale fiaccolata a cui quest’anno si prevede una partecipazione straordinaria. Un segno del consenso della società a mettere fuori legge alla minaccia nucleare.