Alain Cocq ha chiesto di lasciarsi morire in diretta streaming - Ansa/Afp
Da mesi, anche la Francia esalta gli sforzi di chi si batte negli ospedali per salvare vite contro il coronavirus. Ma ieri, in modo imprevisto, ha fatto irruzione nel dibattito il caso molto mediatizzato di un’estrema sofferenza che induce invece un uomo a chiedere di morire: Alain Cocq, 57enne, vorrebbe essere assistito a casa da un medico per «partire in pace», giudicando ormai insopportabile la propria lotta domestica contro una malattia rara, incurabile e dolorosa che lo costringe a letto e gli incolla le arterie, provocando arresti della circolazione.
A livello clinico, l’uomo non è in fin di vita, ma ha annunciato ieri di voler filmare da questa mattina la propria agonia su Facebook, dopo la «scelta» di rinunciare ad acqua, cibo, cure e nuove rianimazioni. L’atto estremo di un malato che, dopo aver sostenuto per anni la causa di una «vita dignitosa con l’handicap», abbraccia ora posizioni pro-eutanasia, sostenuto dalle associazioni per il «diritto di morire nella dignità».
L'uomo però ha annunciato che Facebook ha bloccato la diffusione di video fino all'8 settembre, cosa che ha provocato una dura reazione. "Non mancate di far sapere alle persone cosa ne pensate di Facebook e dei suoi metodi di ingiusta discriminazione e ostacolo alla libertà di espressione, - esorta Cocq i suoi
sostenitori che continuano a supportare la sua battaglia - un diritto che è tuttavia imprescrittibile a qualsiasi cittadino francese ed europeo".
"Fate appello ai vostri deputati francesi ed europei, ai vostri senatori, al governo, alla Presidenza della Repubblica - aggiunge - per protestare contro la violazione di questo diritto fondamentale da parte di Facebook, in modo che cessi immediatamente".
Cocq aveva presentato il 20 luglio la propria richiesta per lettera al presidente Emmanuel Macron, che gli ha risposto nei giorni scorsi di non essere «al di sopra delle leggi». Il malato ha allora deciso di denunciare, con le immagini della propria agonia, l’attuale legislazione sul fine vita che autorizza una «sedazione profonda e continua» quando una patologia dolorosa ha raggiunto uno stadio terminale irreversibile. Nel caso di Cocq, che si definisce «in fase finale da 34 anni», la malattia di cui è affetto non implica un decorso prevedibile: un male degenerativo che ha assunto forme estremamente invalidanti negli ultimi 4 anni, fra nuove ischemie, rianimazioni e interventi descritti da Cocq come un calvario. Adesso, sostiene di voler «mostrare ai francesi cosa sia l’agonia obbligata dalla legge Leonetti», augurandosi di morire in pochi giorni.
Negli anni Novanta, per sensibilizzare sull’handicap, Cocq era partito dalla sua Digione per mostrare di poter fare il giro di Francia in sedia a rotelle, recandosi a Strasburgo, presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo, e persino a Bruxelles. Avventure vissute sull’orlo del baratro, fra infarti e nuove rianimazioni.
Nella sua lettera di risposta, Macron si è detto «molto sensibile e ammirato» nei confronti della lotta di Cocq contro l’handicap. Il presidente ha pure scritto a proposito dell’odierna volontà del paziente di «rifiutare qualsiasi accanimento terapeutico», assicurando di comprendere umanamente questa posizione: «Con emozione, rispetto la sua iniziativa».
Ma intanto, la Società francese d’accompagnamento e di cure palliative (Sfap) tiene a sottolineare che Cocq «rifiuta» ormai le cure palliative. Per la Sfap, un problema centrale da non occultare riguarda proprio le grandi difficoltà d’accesso a tali cure da parte di tanti malati nel Paese. Da più parti, anche nella scia del tragico caso di Vincent Lambert, si temono dunque nuove strumentalizzazioni a scapito di chi si batte strenuamente per la vita.