giovedì 13 aprile 2023
L'oppositrice ai militari birmani, autori del colpo di stato del 2021, lancia un appello: sanzioni e tribunale contro chi fa strage del suo popolo. Almeno 165 morti nel bombardamento di un villaggio
Khin Ma Ma Myo, Ministra dell'economia e del commercio del Governo birmano in esilio di Unità Nazionale

Khin Ma Ma Myo, Ministra dell'economia e del commercio del Governo birmano in esilio di Unità Nazionale - Foto Liverani

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No alle elezioni-farsa dei militari golpisti. Khin Ma Ma Myo, ministra dell’Economia e del commercio del governo di Unità nazionale birmano in esilio, da Roma lancia un appello alla comunità internazionale. Perché non faccia il gioco dei generali che, dopo il colpo di stato del 2021, cercano una legittimazione politica in un Paese insanguinato da stragi di civili. L’ultima, pochi giorni fa, ha provocato almeno 165 morti. La ministra è ospite di Italia Birmania Insieme, l’organizzazione – presieduta da Vincenzo Scotti – che da anni sostiene l’opposizione democratica del Myanmar.

«Hanno attaccato il villaggio di Pazigyi – racconta Khin Ma Ma Myo – mentre era in corso un incontro per inaugurare l’ufficio civile del comune. Erano le 7.30 del mattino quando un aereo ha lanciato due bombe sui civili. Subito dopo un elicottero è sceso a mitragliare chi era illeso o era accorso in aiuto». Una carneficina: «Tra i morti, e molti sono ancora i dispersi, ci sono 29 donne e 19 bambini. Il più piccolo aveva sei mesi», dice la ministra. Una strage che è solo l’ultima di una serie di massacri sistematici sulla popolazione messi in atto dalla giunta militare. Secondo l’oppositrice birmana l’aumento delle violenze sui civili «è un segnale della debolezza dei militari. Le forze democratiche e le organizzazioni etniche armate hanno il controllo della maggioranza delle città. I militari ormai considerano i civili come obiettivi».

La ministra Khin Ma Ma Myo durante un comizio ad aprile 2021, prima della fuga dalla Birmania

La ministra Khin Ma Ma Myo durante un comizio ad aprile 2021, prima della fuga dalla Birmania - Associazione Italia Birmania Insieme

La prossima mossa saranno le elezioni che i generali vogliono tenere a fine agosto, dopo la fine dello stato di emergenza. «Vogliono una legittimazione politica, formare un governo eletto per poi manovrarlo da dietro le quinte. Lo hanno già fatto nel 2010, con elezioni considerate non valide dalla comunità internazionale. Stanno creando un clima di paura per far accettare alla popolazione una pace falsa». Dal 5 settembre alle Nazioni Unite comincerà la discussione sulle credenziali del Myanmar: «E ci sono già diversi Paesi pronti a ratificare le elezioni, a cominciare dalla Cina, che ha interesse a fare del Myanmar l’ingresso commerciale in Asia delle merci africane. Poi Russia, Thailandia, Laos, Cambogia e alcuni Paesi arabi». Elezioni in una nazione dilaniata dalla guerra civile? «Lo hanno già fatto nel 2008, in un Paese devastato dal ciclone Nargis, per ratificare la costituzione scritta dai militari. Vinsero con un 96% di sì, facendo risultare come votanti anche chi era morto nell’alluvione».

Khin Ma Ma Myo ha apprezzato l’appello del Papa a Pasqua, che ha invocato la pace citando anche il Myanmar: «È dal 1962, dal primo colpo di stato, che i militari colpiscono le minoranze etniche e religiose, Rohingya compresi». Ma la comunità internazionale, dice, non dà il peso che merita alle crisi che insanguinano il Paese: «I militari hanno commesso crimini di guerra contro l’umanità, atti di genocidio – denuncia Khin Ma Ma Myo – ma hanno esperienza che non verranno mai portati in giudizio. La Comunità internazionale non ha fatto finora gli sforzi necessari per proteggere i civili. Chiediamo che si prendano misure per difendere la popolazione e condannare il regime. Servono sanzioni generalizzate. E bisogna impedire ai militari di gestire gli aiuti umanitari attraverso il controllo delle Ong, internazionali e locali. Chiediamo di sostenere gli aiuti transfrontalieri, nelle aree confinanti, gestiti dalle organizzazioni nelle zone liberate». Altrettanto necessaria è «una missione internazionale per verificare la situazione del Paese».

Per piegare la popolazione, dice la ministra, i militari cercano anche di affamarla: «Sabotando l’accesso agli aiuti, bloccandone i trasporti, alzando i prezzi, aumentando le razzie di viveri, distruggendo le derrate, uccidendo il bestiame». Oggi per l’Onu in Myanmar ci sono più di 2 milioni di sfollati interni e 15,7 milioni di persone vittime della crisi alimentare.


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