venerdì 31 maggio 2024
Il presidente Usa: «È il momento che questa guerra finisca». Prima apertura dell'organizzazione palestinese che chiede un «cessate il fuoco permanente»
Bambini palestinesi giocano nel campo profughi di Rafah

Bambini palestinesi giocano nel campo profughi di Rafah - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

«Questo è il momento decisivo. È il momento che questa guerra finisca». A scandirlo, quasi un’invocazione, è il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in una dichiarazione trasmessa in diretta televisiva. «È ora di porre fine alle sofferenze degli israeliani e dei palestinesi, di riportare a casa gli ostaggi, di ricostruire Gaza, garantendo la sicurezza di Israele. Oggi Hamas non potrebbe ripetere quello che ha fatto il 7 ottobre», scandisce. E questa volta l'organizzazione palestinese sembra intenzionata a prendere in considerazione l'opportunità offerta dal presidente Usa, affermando di «considerare positivamente» la roadmap israeliana verso un cessate il fuoco annunciata, appunto, da Biden dopo quasi otto mesi di guerra a Gaza. «Hamas considera positivamente» i contenuti del discorso di Biden riguardo «un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la ricostruzione e lo scambio di prigionieri», ha detto il movimento islamico palestinese in una dichiarazione.

Sul tavolo, appunto, c’è un piano, «una road map offerta da Israele». Come le precedenti proposte, fin qui tutte fallite, si articola in tre fasi e si apre con sei settimane di «totale e completo cessate il fuoco». Durante questa prima fase l’esercito si ritirerebbe da tutte le aree popolate di Gaza, come chiede Hamas. Si procederebbe allo scambio tra «un certo numero di ostaggi tra cui donne, anziani, feriti» (Biden ha ricordato che ci sono degli americani) e «centinaia di detenuti palestinesi». Gli sfollati rientrerebbero nelle zone di origine, anche al Nord. Verrebbero garantiti aiuti umanitari in quantità e alloggi. «Tutto questo da subito» ha precisato il titolare della Casa Bianca. In quei 42 giorni Israele e Hamas andrebbero a negoziare la fase due, ovvero la fine permanente delle ostilità. «Ma se i negoziati dureranno più di sei settimane – ha rimarcato Biden – dovranno andare avanti, e proseguirà anche il cessate il fuoco». Indietro non si va, avverte. Nella seconda fase, «in base alle negoziazioni che avverranno nella fase uno», torneranno a casa «i rimanenti ostaggi, compresi i soldati uomini». La terza fase sarà quella di «un importante piano di ricostruzione di Gaza» e della restituzione dei corpi degli ultimi rapiti alle famiglie.

«Vi esorto a far sì che tutto questo avvenga» ha ripetuto il presidente Usa, rivolgendosi da un lato ad Hamas («È il momento che venga al tavolo dei negoziati e accetti l’accordo») e dall’altro a quanti in Israele continuano a inseguire la vittoria «completa e totale» promessa ossessivamente dal premier Benjamin Netanyahu. «Tutti coloro che vogliono la pace ora devono far sentire la propria voce» ai leader, ha insistito Biden. L’accordo «garantisce al sicurezza di Israele, crea un futuro migliore a Gaza senza Hamas al potere e pone le basi per una soluzione politica che assicuri un futuro migliore sia agli israeliani sia ai palestinesi. Chiedo a Israele di fare un passo indietro e pensare cosa può succedere se si perde questo momento». D’altra parte «i palestinesi hanno conosciuto l’inferno, troppi civili uccisi» e l’accordo consente loro «un futuro di autodeterminazione».
La proposta è stata trasmessa dal Qatar ad Hamas. «Ognuno dovrà fare la sua parte e noi faremo la nostra: questo è un momento decisivo» ripete Biden. «Israele ha fatto la sua offerta, Hamas dice che vuole il cessate il fuoco: questa è un’opportunità per dimostrare le sue vere intenzioni».

A gelare le speranze di pace è, però, una dichiarazione dell’ufficio di Netanyahu: «La guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, compreso il ritorno degli ostaggi e l’eliminazione dei miliziani e del governo di Hamas. Lo schema proposto da Israele, inclusa la transizione condizionata da una fase all’altra, consente a Israele di mantenere questi obiettivi».
Sul terreno militare, l’esercito annuncia di avere concluso l’operazione a Jabaliya, nel Nord. Si continua a combattere a Rafah, sul confine egiziano, dove le truppe hanno raggiunto il centro della città. Operazioni militari anche in Cisgiordania, dove sono stati uccisi 18 membri del cosiddetto quartier generale locale di Hamas, che l’intelligence israeliana ritiene coinvolta in almeno venti attacchi.

Dalla Giordania arriva un appello ad agire per alleviare le sofferenze a Gaza. La casa reale ha annunciato per l’11 giugno una Conferenza internazionale di emergenza sugli aiuti umanitari nella Striscia, organizzata assieme all’Egitto e alle Nazioni Unite. Saranno presenti, oltre a re Abdallah, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e organizzazioni umanitarie internazionali.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: