giovedì 24 novembre 2022
Un quinto del totale (8 su 40), il numero maggiore da quando esiste il Consiglio dei Rappresentanti. Lo spiraglio si accompagna però a un clima di repressione politica
Una donna viene allontanata da un poliziotto durante una manifestazione di protesta in Bahrein

Una donna viene allontanata da un poliziotto durante una manifestazione di protesta in Bahrein - Archivio Ansa

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Record di donne elette in Parlamento da un lato, clima di repressione politica dall’altro. È questo il doppio volto delle elezioni che si sono svolte in Bahrain, ricchissimo e minuscolo regno nel Golfo. Questo mese la popolazione è stata chiamata a rinnovare il Consiglio dei Rappresentanti, la camera bassa del Parlamento di Manama, eletto ogni quattro anni con suffragio universale, mentre il Consiglio della Shoura, la camera alta, è su nomina diretta da parte del re.

Composto da 40 seggi, in queste elezioni il Consiglio dei Rappresentanti ha segnato il record di donne elette da quando, nel 2002, è stato creato: il conteggio finale ha decretato 8, un quinto del totale, mentre le candidature femminili erano state 73 su 330 complessive. Nella precedente legislatura erano state in 6, tra cui Fawzia Zainal riconfermata nel ruolo di speaker del Consiglio dei Rappresentanti, seconda donna nel Golfo a ricoprire questa carica. I media, soprattutto arabi, hanno dato grande risalto al nuovo record raggiunto dal Bahrain, sottolineando come si tratti di un ulteriore passo verso la parità di genere, in una regione per tradizione maschilista.

Ma le elezioni hanno riservato anche un altro volto, che le autorità locali hanno evitato di pubblicizzare. Alla corsa elettorale non hanno partecipato due partiti messi al bando: lo sciita Al Wefaq e il laburista Waad, fuorilegge rispettivamente dal 2016 e dal 2017. Le associazioni in difesa dei diritti umani hanno ricordato come la loro assenza indichi l’imbavagliamento delle opposizioni e proprio in questa occasione Amnesty International ha denunciato “il clima di repressione politica”. Critiche sono state respinte da Manama, ma restano le opacità sul cammino democratico del regno.

Nella regione del Golfo il Bahrain è stato il Paese maggiormente investito dalle proteste della Primavera Araba del 2011, duramente represse, per la particolarità della propria società, con la famiglia reale che è sunnita e legata all’Arabia Saudita e la maggioranza della popolazione che è sciita e sente l’influenza dell’Iran.

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