La nostra via è appena iniziata». Un po’ ovunque a Vienna si vede la faccia da bravo ragazzo rassicurante di Sebastian Kurz, lanciatissimo per ritornare a Ballhausplatz, la sede della cancelleria federale. Il «Wunderwuzzi» (il ragazzo prodigio) come scherzosamente in Austria viene chiamato l’ex cancelliere, ha davanti a sé una strada spianata, in vista delle elezioni di domani. Il suo Partito popolare (Övp), nell’ultimo sondaggio prima del voto, realizzato per il giornale Österreich, è al 34% (contro il 31,5% del 2017), distaccando di molto i socialdemocratici (Spö) guidati dalla volenterosa, ma poco carismatica, Pamela Rendi-Wagner, che si fermano al 23%. Di certo, Kurz, che ha girato tutta l’Austria a bordo di un bus elettorale, vuol dare battaglia fino all’ultimo.
«Non date tutto per scontato – ha detto ieri a Vienna, durante un breve comizio tra centinaia di militanti vestiti di azzurro (il nuovo colore del partito al posto del tradizionale nero) – i sondaggisti sbagliano». In realtà la vera suspense è semmai se la Spö manterrà il secondo posto, o se si farà scavalcare dalla Fpö, data sorprendentemente al 21%, solo cinque punti in meno rispetto a due anni fa, nonostante gli scandali.
E certo è che la campagna elettorale si svolge in un’atmosfera completamente diversa da quella del 2017. Allora il Paese si spaccò tra quanti si erano raccolti intorno al cancelliere socialdemocratico Christian Kern per evitare la già prevedibile svolta a destra del Paese e, appunto, il «nuovo» Partito popolare di Kurz che già preparava l’alleanza con l’estrema destra liberal-nazionale (Fpö), cavalcando i postumi della crisi migratoria del 2015. Un’alleanza che si confermò dando vita a un governo molto a destra e decisamente anti-migranti, infrantosi poi a maggio sullo scandalo «Ibiza» che ha coinvolto l’allora leader carismatico liberal-nazionale Heinz Christian Strache e un altro big del partito, Johann Gudenus. In un video-trappola registrato segretamente nell’isola spagnola, i due promettevano a una finta miliardaria russa di vendere a Mosca quote di imprese di Stato in cambio di un sostegno russo soprattutto sul fronte dei media.
Adesso una certa noia ha sostituito la suspence di allora, e anche il tema migranti, pur se tenuto vivo da Kurz («dobbiamo fermare la migrazione clandestina»), si è attenuato, lasciando piuttosto spazio all’allarme clima, su cui un po’ tutti i partiti, sia pure con diverse sfumature, sono d’accordo. E poi c’è la grave crisi della Fpö, squassata dagli scandali. Oltre a Ibiza, c’è un’inchiesta del partito e della magistratura su Strache per presunte distrazione di fondi, con spese di 40.000 euro al mese, scarpe e borsette di lusso per la moglie Philippa (candidata per l’Fpö a queste elezioni), mentre solo pochi giorni fa è stato arrestato, e poi rilasciato dopo ampia confessione, l’ex guardia del corpo personale di Strache, Oliver R. accusato di fatturazioni false. Reati per i quali la legge austriaca prevede tra uno e tre anni di carcere.
Se il partito tiene è grazie anche grazie alla furbizia del nuovo leader, Norbert Hofer, uomo pacato ma con un passato di estrema destra e nostalgia della Grande Germania allargata all’Austria: è riuscito a «vendere» lo scandalo Ibiza come un fatto individuale limitato ai due protagonisti. Martedì, è praticamente sicuro, Strache sarà estromesso dal partito. Hofer auspica pubblicamente di rifare la coalizione con Kurz, nelle ultime settimane è girato un patetico video della Fpö che rappresentano i leader dei due partiti come una coppia in crisi che va dallo psicologo. In questi giorni la capitale è tappezzata di manifesti liberal-nazionali che strillano: «Attenti, senza di noi Kurz scivola a sinistra!» L’ex cancelliere ha sempre rifiutato di escludere una riedizione della coalizione con la Fpö, ma in realtà esita. Non per ragioni ideologiche, ma molto pratiche, visto il caos in cui versa l’ex alleato: dover interrompere anticipatamente la legislatura per la seconda volta sarebbe un grave danno d’immagine.
In questi giorni la stampa austriaca ha tirato fuori l’immagine della Dirndl-Koalition: in riferimento ai colori del tradizionale vestito femminile austriaco. E cioè Övp, Verdi e Neos (liberali). Gli ultimi sondaggi vedono una buona performance dei Verdi, dati ora all’11% (dal 3,8% del 2017, ma anche dal 14% delle europee), e anche dei Neos, visti all’8%. I numeri ci sarebbero, ma varie voci interne dell’Övp dicono che Kurz teme una coalizione troppo instabile. Oltretutto soprattutto sul tema migrazione Verdi e Kurz sono agli antipodi. Resterebbe la riedizione di una grande coalizione con i socialdemocratici, ma Kurz storce il naso. L’unica altra possibilità sarebbe un governo di minoranza. Una sola cosa appare certa: il «Wunderwuzzi» sarà il prossimo cancelliere austriaco. Con chi, si vedrà.
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