venerdì 5 gennaio 2024
Il rischio di escalation, provocata anche da un semplice incidente, è elevatissimo: soprattutto per un Paese che è una pote4nza nucleare
Kiìm Jong-un con la figlia di dieci anni davantoi a uno dei missili balistici coreani

Kiìm Jong-un con la figlia di dieci anni davantoi a uno dei missili balistici coreani - Ansa

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Anche ieri la dittatura nordcoreana ha sparato cannonate verso il mare occidentale cercando l’incidente e la ritorsione. Non una novità, ma sicuramente una situazione che ripropone un dilemma riguardo la dinastia comunista che dal 1948 governa la Corea del Nord con il sostegno di Mosca e Pechino. Certo in questi mesi di conflitto in Ucraina, il leader supremo Kim Jong-un ha beneficiato di combustibili e carburanti a prezzo stracciato dalla Russia in cambio di munizioni e, post-Covid, è ripreso il traffico frontaliero con la Cina, ma resta difficile comprendere come un Paese che ha il Pil pari a quello di Macao sia in grado di bruciare centinaia di milioni di dollari in armamenti, nucleare bellico e satelliti rischiando di accendere un conflitto devastante quanto se non più di quello che il nonno Kim Il-Sung scatenò il 25 giugno 1950 e che si concluse tre anni dopo, senza vincitori né un trattato di pace ma con almeno tre milioni di morti. Oggi il regime continua a minacciare i vicini sudcoreani ormai immemori del conflitto pagato dai loro nonni, anestetizzati dal benessere e dal glamour del K-pop, preoccupati semmai per l’occupazione al ribasso e il welfare inadeguato.
Forte del ricatto ora anche nucleare, invece, la Corea del Nord si propone di mettersi al livello dei grandi alzando il tiro delle pretese e dei cannoni. I suoi presupposti sono chiari, le protezioni certe, palesi i rischi del suo atteggiamento. Che un regime che governa con la paura e messo alle strette trasformi repressione interna e miseria dei propri sudditi in aggressione e distruzione all’esterno più che una possibilità, è oggi un’evidenza storica. Che nel frattempo utilizzi ogni strumento di ricatto, olocausto nucleare incluso, per garantirsi riconoscimento e fondi in barba a diritto internazionale, minacce e sanzioni è noto ma non per questo accettabile.
Kim Jong-un, oggi 39enne, che per la giovane età e per l’aspetto gioviale al momento della sua “intronizzazione” nel 2011 dopo la morte del padre Kim Jong-il venne definito «dittatore bambino», ha in mano il cerino che scatenerebbe un incendio dal quale sarebbe divorato, ma non prima di avere bruciato, sull’altare dell’arroganza dinastica e di interessi egemonici propri e altrui, buona parte del progresso dell’Asia e milioni di vite.
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