Tanto desiderio di mantenere in vita il figlio, una vena di rassegnazione e un po’ di speranza. Questi i sentimenti che emergono dalle ultime dichiarazioni della famiglia di Alfie Evans, il piccolo di 23 mesi ricoverato all’Ospedale Alder Hay di Liverpool per una malattia cerebrale devastante e ignota. Tutti i tribunali interpellati dai genitori hanno autorizzato i medici a staccare le macchine che tengono in vita il bambino. Un evento drammatico che sembrava sarebbe avvenuto oggi finché ieri alcune dichiarazioni della sorella del papà, Sarah Evans, hanno aperto un spiraglio di speranza. Benché Alfie sia stato ritenuto «non trasportabile » dai medici nei giorni scorsi, secondo la zia l’ospedale starebbe ancora considerando la richiesta della famiglia di trasferirlo altrove (si era parlato del Bambino Gesù di Roma).
I genitori, appena ventenni, hanno anche dichiarato che le condizioni del figlio sono migliorate. Sui social network diversi video mostrano che il bambino si muove, ha gli occhi aperti e risponde ai loro stimoli. In uno di questi, il più commovente, il papà abbraccia Alfie, pur intubato. Inatteso e commovente, è arrivato mercoledì sera anche un tweet in inglese di papa Francesco, che ha espresso la sua «sincera speranza» che «possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata». «Prego per Alfie, per la sua famiglia e per tutte le persone coinvolte», ha concluso il Papa.
«Come nel caso di Charlie Gard e di Isaiah Haastrup, gli altri due bambini ai quali è stata staccata la spina violando il desiderio della famiglia, lo Stato sta usurpando i diritti dei genitori», spiega Roger Kiska, avvocato, esperto di diritto familiare, che ha spesso assistito genitori davanti alla Corte di giustizia Ue e la Corte Europea dei diritti dell’uomo. «La medicina non è una scienza esatta, è normale che i genitori vogliano un secondo parere. Perché l’ospedale non li accontenta? È ragionevole pensare che voglia proteggere la propria reputazione contro l’eventualità che Alfie, trasferito altrove, migliori».