È di almeno 30 morti il bilancio provvisorio di tre esplosioni a Kadhimiya e a Sadr City, due quartieri di
Baghdad popolati in maggioranza da sciiti. Almeno due esplosioni sono state causate da kamikaze su autobomba.La minaccia mortale dell'Isis incombe dunque anche sulla capitale irachena, attorno alla quale, secondo fonti locali citate dal
Telegraph e da al Arabiya, l'Isis avrebbe radunato "fino a 10mila combattenti", pronti a sferrare un attacco. Nel mirino, secondo il capo di Stato maggiore interforze Usa, generale Martin Dempsey, potrebbe essere l'aeroporto. Di recente, ha rivelato alla
Abc, i radicali sunniti hanno tentato di conquistarlo e sono stati respinti dagli attacchi degli elicotteri Usa.
Nel nord del Paese sono quasi 180.000 le persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa dei combattimenti a Hit e dintorni, nella provincia occidentale di Anbar, dopo che la città è caduta nelle mani dell'Isis. A causa dei combattimenti e degli attacchi aerei condotti dal governo iracheno e dalla coalizione a guida Usa, fino a 30.000 famiglie sono fuggite da Hit, riferisce in un comunicato l'Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari umanitari. I profughi sono diretti a Ramadi e a Khalidiya. La caduta di Hit rischia di isolare le forze filo-governative che difendono la diga di Haditha, da cui si controlla il flusso dell'Eufrate verso l'Iraq meridionale.
Nel nord della Siria, a
Kobane, la battaglia continua strada per strada, ma lo Stato islamico non riesce a sfondare ed è costretto a inviare rinforzi, spostandoli dalla sua "capitale", Raqqa.Una sconfitta sarebbe un disastro sul piano della propaganda jihadista, sul cui fronte l'Isis ora ha persino dichiarato guerra a Twitter, affermando che i suoi dirigenti "devono morire".
Di più, nell'ennesima
provocazione contro "Roma" e "i crociati", lo Stato islamico ha fatto sventolare la sua bandiera nera su piazza San Pietro. Almeno sulla copertina dell'ultimo numero della sua rivista online
Dabiq. Il vessillo nero sull'obelisco di San Pietro è accompagnato dal titolo "Crociata fallita", evidentemente con riferimento ai raid della coalizione a guida Usa contro l'Isis.
Un altro appello
a "evitare un massacro di civili" a Kobane è stato lanciato
dal segretario generale dell'Onu
Ban Ki-Moon, preoccupato
per "le migliaia di vite a rischio" a causa dell'assedio dei
miliziani di al-Baghdadi.
Ma per l'Isis quella di Kobane è "una battaglia cruciale", ha
osservato il direttore dell'Osservatorio nazionale per i diritti
umani in Siria (Ondus) Rami Abdel Rahmane, sottolineando che "se
non riescono a prenderla, sarà un duro colpo per la loro
immagine".
Gli Usa sono molto preoccupati dall'avanzata dell'Isis a Kobane, monitorata da Washington anche oggi. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, John Kerry. "È una tragedia quello che sta accadendo, ma la questione va affrontata nel complesso della strategia della coalizione".Sconfiggere l'Isis, ha aggiunto, richiederà tempo.