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Nota in arabo con l'epiteto di "sposa del deserto", la città era caduta in mano al Daesh nel maggio 2015, dopo una fulminea ritirata delle truppe governative che avevano lasciato sguarnite le rovine romane. Poco dopo aver preso Palmira, i jihadisti avevano cominciato a
diffondere video delle distruzioni e dei crimini commessi
nell'area: prima era stato diffuso un filmato dell'uccisione di
25 militari governativi, giustiziati sommariamente nello
scenografico anfiteatro romano da membri molto giovani
dell'Isis, alcuni erano adolescenti e ragazzini.
Quindi, le immagini della distruzione con esplosivo del
tempio di Baal Shamin. In seguito era stata diffusa la notizia
dell'uccisione, per decapitazione, dell'anziano direttore del
sito archeologico, Khaled Assaad, ucciso secondo alcune fonti
perché si era rifiutato di rivelare ai jihadisti dove si
nascondessero reperti archeologici non trasportati a Damasco
durante il ritiro dei governativi. A fine agosto era poi
arrivata dall'Unesco la conferma della distruzione di
monumentali torri funebri e del tempio di Bel.
L'emittente Russia24 dopo che le truppe di Damasco, sostenute dall'aviazione di Mosca e dalle forze speciali, hanno riconquistato l'antica cittadella, patrimonio Unesco ha diffuso queste immagini del sito archeologico dall'alto.
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