venerdì 20 settembre 2024
Educare i giovanissimi al consumo critico è un'urgenza improcrastinabile. Lo racconta un'indagine di Pixpay: le spese preferite dei preadolescenti sono un inno al consumismo più scontato
La paghetta della Generazione Alpha? Solo moda e fast food

Foto Lev Dolgachov (Icp online)

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Alternativi, eretici, arrabbiati, fluidi, incendiari. Quante volte abbiamo sentito descrivere in questo modo i giovanissimi dei nostri giorni. Quante volte abbiamo sentito raccontare le quasi magiche capacità di iperconnessione dei preadolescenti. Doti sviluppate per vie naturali grazie alle quali ragazzine e ragazzine della generazione Alpha, quelli nati dalla metà del 2010 in poi, sarebbero in grado di immergersi nella realtà digitale meglio e più efficacemente delle generazioni precedenti. Anzi, di viverla, conoscerla, darle del tu in modo spontaneo ed efficace. Insomma, generazioni in tutto e per tutto nuove e diverse, con interessi e propensioni completamente rovesciate, magari – era la tacita speranza – più elevate e costruttive.

Poi arriva un sondaggio curioso, che racconta questi giovanissimi dal punto di vista degli acquisti, e crolla tutto, o quasi. Perché l’inchiesta realizzata da Pixpay, startup francese leader nel settore del teen banking, fondata con lo scopo di fornire ai ragazzini, uno strumento di pagamento all'avanguardia e di educarli finanziariamente, restituisce un’immagine che appare una fotocopia sbiadita di tendenze già ampiamente assodate. E scontate. Le ragazzine acquistano soprattutto capi di abbigliamento su Shein – il sito per magliette e pantaloni a prezzi scontatissimi – mentre i maschietti pagano con Google Pay per giocare ai videogiochi. Insomma, saranno anche fast generation, questi giovanissimi, ma è difficile cogliere quello stacco generazionale ipotizzato e auspicato dal sociologo di turno.

L’indagine, realizzata nell'ambito del programma Teenage Lab by Pixpay, ha analizzato le abitudini di adolescenti e genitori per quanto riguarda la paghetta, le spese dei ragazzi e il modo in cui il denaro viene gestito dai giovanissimi. In particolare, sono state considerate oltre 500mila transazioni, eseguite dagli utenti nel periodo dell’ultimo anno scolastico (settembre 2023 e giugno 2024).

Tra i dati più rilevanti ecco il paniere degli acquisti. E, da questo paniere, fanno capolino i brand preferiti dagli adolescenti. Nessuna novità, purtroppo. La generazione fast food e fast fashion è allineata al più tradizionale e pallido consumismo di sempre. Proprio come le sorelle e i fratelli maggiori – per chi ha la fortuna di averne – e come i genitori. E, infatti, tra consumi delle ragazzine ai primi tre posti spiccano brand quali Shein, McDonald’s e Apple, mentre i ragazzini prediligono McDonald’s, Apple e Playstation.
Ma l’indagine ha scavato ancora più in profondità e permette di stilare quasi una top ten dei consumi adolescenziali. Ecco allora che, per quanto riguarda le ragazze figurano inoltre al quarto posto Deliveroo, seguito da Amazon, Subdued, Tezenis, Uber, Zara e Vinted. Mentre i maschietti si confermano “gamer”, visto che al quarto posto troviamo Google, seguito da Deliveroo, Amazon, Vinted, Shein, Steam Games, Burger King. Che dire? Fantasia piatta, anzi quasi inesistente.

L’indagine di Pixpay ha permesso infine di calcolare che il 41% dei ragazzi riceva una paghetta regolare, settimanale o mensile. In Francia (paese dove il servizio è attivo già da anni) la percentuale ha raggiunto il 54%, mentre in Spagna è attorno al 48%. E quanto ricevono in media dai genitori? Circa 45 euro in media per i 10-12enni, fino a 125 al mese per i 17-18enni, ma con picchi significativi nei mesi di giugno, settembre e dicembre. Matilde Bille, country manager Italia, ha spiegato che Pixpay non è solo un sistema di pagamento sicuro, è uno strumento di educazione finanziaria. «Vogliamo insegnare ai ragazzi come gestire il loro budget in autonomia e in modo consapevole, coinvolgendo i genitori la cui presenza è fondamentale per un corretto sviluppo del rapporto con il denaro e con i concetti di ricchezza e povertà».

Obiettivo lodevole. A patto che i genitori non si limitino a un’educazione asettica sul valore del denaro e sull’uso che se ne può fare, ma abbiano il coraggio di proporre scelte di spesa controcorrente, capace di staccarsi dal dominio della pubblicità e del politicamente corretto per promuovere modelli economici all’insegna dell’etica, della circolarità e dell’inclusione. Difficile, scomodo, certo. Ma se vogliamo regalare un futuro diverso ai nostri figli, oltre la schiavitù mentale di un’omologazione culturale che spegne la capacità di pensare con la propria testa, dobbiamo avere il coraggio di indicare anche schemi di consumo alternativi, più rispettosi, più solidali, più fraterni. Almeno tentiamoci

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