Una volontaria della campagna "Stavolta voto"
Uno spazio pubblico, quello europeo, che - appena sopite le fanfare elettorali - merita ora una attenta analisi non solo politica ma anche delle dinamiche informative che si sono messe in moto in quest'ultima competizione elettorale.
E così la campagna “Stavolta voto”, promossa dal Parlamento europeo con l'obiettivo, in particolare, di riuscire a portare alle urne i giovani, spesso astensionisti ma con "deboli motivazioni", presenta i primi risultati statistici di quello che è, indubbiamente, un esperimento di comunicazione politica promosso da Bruxelles sinora del tutto inedito.
E gli "europeisti del web" - o almeno coloro che si sono registrati effettivamente sul sito Stavolta voto - sono stati più di 325mila iscritti, di cui 28.919 in Italia, mentre coloro che hanno deciso di divenire volontari in una qualche manifestazione pubblica sono stati più di 25mila. Una "community" su cui, certamente, le istituzione europee continueranno a fare leva, con l'obiettivo di riempire di contenuti - in una sorta di educazione civica continentale - lo spazio pubblico europeo.
Una nuova forma di mobilitazione che, non senza qualche sorpresa ha incoronato, secondo i dati aggiornati al 15 maggio, Milano: il capoluogo di riferimento per le circoscrizioni Nord Est e Nord Ovest risulta essere la prima città in Europa come numero di attivisti e volontari - cioè di chi si è attivato direttamente o chi ha fatto iscrivere altri alla piattaforma - passando davanti persino a Berlino. Un impegno che ha invertito - su scala continentale - i dati dell'affluenza: il 51% dei cittadini europei si è recato alle urne dal 23 al 26 maggio, mentre nel 2014 erano stati il 42%. In calo, invece, il dato dell'affluenza solo italiano: 56% nel 2019 contro il 57% nel 2014.
Una campagna decisamente sbilanciata sui social e che ha abbandonato uno stile collaudato e paludato, cercando di aprire un nuovo varco comunicativo sulla rete raggiungendo veri picchi di gradimento come i 75 milioni di visualizzazioni su You tube del video “Choose your future”. Oppure, per raggiungere i giovani sperimentato nuovi generi - non certo da "Tribuna politica" anni '50 - lanciando a ridosso del 26 maggio il video “neo-melodico” di Lorenzo Baglioni “Ue!”.
Allo Spazio pubblico europeo è pure dedicato l’ultimo numero di "Problemi dell’informazione", storica rivista sui processi comunicativi de Il Mulino fondata da Paolo Murialdi. Uno spazio che, sostiene Marinella Belluati, sociologa dei processi comunicativi dell'università di Torino e curatrice dell'ultimo numero della rivista, "dopo il boom tra il 2005 e il 2012" legato al processo di allargamento e al dibattito sulla Costituzione europea e sul Trattato di Lisbona, si trova ora - al di là della fiammate della campagna elettorale - in un sostanziale "vuoto comunicativo". Quello che è evidente è la mancanza di una "narrativa europea" coerente mentre quello che risulta da una analisi dei mass media, è una "non notiziabilità dell'Europa". Un vuoto comunicativo da riempire di contenuti auspicando, conclude Belluati, una "educazione civica europea", per evitare che si inveri l'immagine, rubando la citazione ad Altan, di una Europa come una grossa "matassa senza bandolo".