Alisa Petrosova
Una famiglia che ha perso la casa in uno degli incendi della scorsa estate, una donna che ha dovuto cambiare Paese perché la città in cui viveva è finita sommersa, un uomo che sale lungo il pendio di una montagna che fino a un decennio fa era perennemente sotto il ghiaccio e la neve. Tutte storie verosimili nell’epoca del cambiamento climatico, ma che quasi mai vengono raccontate nei libri e soprattutto nei film. «Tutti noi, in un modo o nell’altro, stiamo vivendo in prima persona il cambiamento climatico e così dovrebbe essere anche per i personaggi dei nostri film», dice Alisa Petrosova, ventiquattro anni e già direttrice dei programmi di consulenza e ricerca sul clima per Good Energy. La non profit assiste gli sceneggiatori di Hollywood, aiutandoli a includere il clima nelle loro storie. «Il cambiamento climatico ha un impatto su tutto: le nostre abitazioni, la salute pubblica, le infrastrutture. Crea disuguaglianza razziale ed economica, insicurezza alimentare e idrica. Se la nostra narrazione mira a rispecchiare il mondo di oggi, non possiamo continuare a ignorare il clima nei nostri film e programmi Tv», spiega.
Good Energy, società fondata da Anna Jane Joyner nel 2019, aiuta gli autori cinematografici a raccontare queste storie avvalendosi di un team composto da sceneggiatori professionisti, esperti di comunicazione sul clima, scienziati e persone appartenenti alle comunità più colpite in tutto il mondo. Evitando di prendere direzioni che possono risultare noiose, predicatorie o forzate, il team diretto da Petrosova «permette agli scrittori e ai registi di descrivere la situazione attuale senza rinunciare da una parte all’accuratezza, dall’altra al piacere dell’intrattenimento». La missione di Good Energy è riempire un gap che riguarda gran parte dell’industria cinematografica. Dopo aver analizzato migliaia di sceneggiature di film ed episodi TV, realizzati tra il 2016 e il 2020, la società ha rilevato che meno del 3% si occupava del fenomeno climatico. «Alcuni scrittori non sanno da dove cominciare o pensano di dover essere degli esperti per poterne parlare. Noi li incoraggiamo e facilitiamo la comprensione di questi argomenti – dice la direttrice – . Consigliamo allo scrittore di partire da sé stesso, dalla propria comunità, dalle conseguenze del cambiamento climatico che sperimenta ogni giorno». Petrosova crede che i film giochino un ruolo fondamentale nella costruzione del mondo di domani: «Per oltre 50 anni ci siamo concentrati sulla scienza, cercando di convincere le persone con i fatti, ma non basta. Bisogna invece mostrare la realtà. I nostri cervelli sono macchine che si alimentano di storie». L’intrattenimento può quindi modellare la nostra comprensione del mondo, talvolta condurci a un’epifania o addirittura alla mobilitazione. «Avere delle narrazioni comuni aiuta a formare ideali e comportamenti che possono a loro volta guidare il cambiamento sociale e politico», sintetizza Petrosova.
Cresciuta come una ragazza ucraina-armena-californiana di prima generazione, la consulente di Good Energy ha il suo primo scontro con la crisi climatica proprio nel luogo in cui vive: «Noi di Los Angeles abbiamo vissuto una delle più grandi siccità mai viste in California, incendi sempre più devastanti. Ma come il resto dei miei coetanei, all’inizio non pensavo molto al cambiamento climatico».
Nel 2017 si trasferisce a New York ed è lì che comincia a sentirsi coinvolta. Alcuni segnali, come per esempio i risultati del rapporto IPCC delle Nazioni Unite, la buttano nell’angoscia: «Rimasi a casa per una settimana. Avevo bisogno di tornare a respirare. Fu allora che lessi Hope in the Dark (Speranza nel buio, ndr). L’autrice, Rebecca Solnit, dice una cosa semplice: se i civili francesi non avessero “visto” qualcosa oltre la monarchia, non sarebbero mai stati in grado di rovesciarla». È iniziata così la sua piccola rivoluzione quotidiana: un costante impegno nel combinare la scienza alla narrazione. Con Good Energy punta a superare la disinformazione e i pregiudizi sul tema: «Più modelli offriamo e più dimostriamo che il problema può essere affrontato da chiunque in qualsiasi settore». In fondo, quello che Good Energy sta facendo per il cinema, non è altro che traghettarlo verso lo stesso cambiamento che si chiede a ognuno di noi: rivedere le nostre abitudini e stili di vita per salvare il pianeta.