L’Irlanda ha ufficialmente notificato all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) la normativa che stabilisce la nuova etichettatura delle bevande alcoliche con i cosiddetti “health warning” sul modello di quelli che si trovano sui pacchetti di sigarette. Da oggi scattano i 90 giorni entro i quali qualsiasi Paese membro del Wto può presentare pareri contrari. Il progetto di regolamento sull'etichettatura si applica a tutti i prodotti alcolici venduti in Irlanda, siano essi prodotti localmente o importati. Pertanto, potrebbe costituire una barriera tecnica al commercio.
Dopo l'ok dell'Ue per effetto del silenzio-assenso, l'Irlanda passa ai fatti e ipotizza di adottare le etichette entro due o tre mesi. L'Italia resta sul piede di guerra, la settimana scorsa il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida e il ministro degli Esteri Tajani hanno inviato una lettera al Commissario Ue per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton, pronta a difendere i suoi prodotti. Ma il nostro Paese non è solo in questa battaglia. Ha già sottoscritto un documento comune con Spagna e Francia, e sta dialogando con Portogallo, Grecia e Croazia. "Proporrò all'Irlanda una mediazione che può aiutarli a rendere più chiara la loro etichetta e soprattutto garantire corretta informazione. Eccessi e abusi vanno combattuti, ma un uso moderato garantisce, come la la scienza afferma, benessere. #sdrammatizziamo #difendiamolaqualità" ha scritto oggi su Twitter Lollobrigida.
"In assenza di un'azione da parte della Commissione europea, poco si può fare" e "in questa fase solo la Corte di giustizia dell'Unione europea sarebbe in grado di difendere il mercato interno Ue" ha commentato Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale della Ceev, il Comitato europeo delle imprese del vino Le organizzazioni di settore italiane, Federdoc, Federvini e Unione italiana vini (Uiv), ma anche Agrinsieme, il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, hanno ribadito a più riprese che con una decisione unilaterale, si mettono a rischio le regole del mercato unico e parlano di "deriva proibizionista" da contrastare. Da Micaela Pallini, presidente di Federvini è arrivato un al governo italiano. "Dopo avere guidato la battaglia in Europa invitiamo il governo Meloni a fare altrettanto al livello di Organizzazione mondiale del commercio, creando una coalizione di Paesi a sostegno delle nostre posizioni". La proposta irlandese è basata su un approccio demonizzante delle bevande alcoliche, con indicazioni sanitarie che non distinguono tra consumo moderato e abuso. Non a caso questa proposta, presentata alla Commissione Europea nei mesi scorsi, ha aggiunto Federvini, ha ricevuto il parere contrario di ben 13 Stati membri. I danni economici per l'Italia sono elevati. "Viene realizzato all'estero più della metà del fatturato del vino italiano per un totale di 8 miliardi nel 2022 che - ha precisato Coldiretti - potrebbero essere messi a rischio dal diffondersi di ingiustificati allarmi in etichetta". L'Italia, principale produttore ed esportatore mondiale di vino con oltre 14 miliardi di fatturato in un settore che dal campo alla tavola offre opportunità dirette ed indirette a 1,3 milioni di posti di lavoro.