La vendita diretta a domicilio si conferma uno dei pochissimi settori che aprono le porte a chi, dopo un momento di crisi, vuole reinventarsi e rimettersi in gioco. È donna il 93,6% delle persone impiegate nella vendita diretta delle aziende Univendita, e operano negli ambiti più diversi: dai beni durevoli per la casa agli alimentari, dai beni di consumo ai cosmetici, per finire con i servizi.
«In anni di contrazione di consumi e di forte crisi per i canali tradizionali del commercio, la vendita diretta a domicilio ha rappresentato un’eccezione alla regola – spiega il presidente di Univendita, Ciro Sinatra – e l’unica vera spiegazione di questo successo sono le persone. La ragione della crescita del nostro settore sta nella forza dell’economia di relazione, basata su un rapporto umano autentico, che genera un clima di fiducia positivo nei consumatori. Nel 2016 le nostre aziende hanno fatturato un miliardo 643 milioni di euro, crescendo del 2,5%. Hanno generato quasi 12 milioni di ordini, che si stima equivalgano a oltre quattro milioni e 300mila clienti serviti. E hanno creato occupazione: le aziende associate Univendita contano 156mila venditori, +2,2% rispetto all’anno precedente».
I dati diffusi dall’Istat sulla disoccupazione fotografano uno scenario dove a sperimentare le maggiori difficoltà sono le persone con più di 50 anni, fascia demografica in cui si contano sempre più disoccupati. Persone che, a un’età in cui la pensione è ancora lontana, vedono chiudersi le porte del mercato del lavoro nonostante le competenze acquisite. «La vendita diretta a domicilio, al contrario, queste porte le apre - sottolinea Sinatra -. Non ci sono barriere d’ingresso e, anzi, l’esperienza spesso porta a diventare migliori venditori, in poco tempo. Le 18 aziende associate Univendita ricercano per il 2017 oltre 15mila incaricati, nei settori più diversi: dagli elettrodomestici agli alimentari, dal benessere ai viaggi. E forniscono tutti gli strumenti per crearsi una nuova carriera, a partire dalla formazione qualificata. Dopodiché il lavoro è il più meritocratico che esista: i risultati dipendono direttamente dall’impegno e dalla voglia di fare».