Il provvedimento è molto importante perché riguarda tutti i contenitori che servono per trasportare e vendere un prodotto, dalle bustine di zucchero, alle buste per l’insalata, dai flaconi dei detersivi agli imballaggi industriali. Carta, vetro, ceramica, plastica: nessun materiale è escluso, a parte il cartone. Oltre a obiettivi generali di riduzione degli imballaggi con un percorso a tappe forzate - il 5% entro il 2030, il 10% per il 2035 e il 15% entro il 2040 con percentuali superiori per la plastica -, il testo si concentra sui temi del riuso e del riciclo in maniera complessiva. L’obiettivo è contrastare l’aumento dei rifiuti, armonizzando il mercato interno e promuovendo l’economia circolare. «Nel 2021 - ha ricordato la ministra spagnola della Transizione Ecologica, Teresa Ribera - ogni europeo ha generato 190 kg di rifiuti di imballaggio. E questa cifra aumenterà di quasi il 20% nel 2030, se le cose rimarranno come stanno. Non possiamo permettere che ciò accada».
Il regolamento che dovrà essere approvato in sede di Triloogo, considera l’intero ciclo di vita degli imballaggi. Stabilisce i requisiti per garantire che siano sicuri e sostenibili, richiedendo che siano tutti riciclabili e che vengano eliminate le sostanze nocive. Prevede inoltre i requisiti di etichettatura per migliorare l’informazione ai consumatori.
Per il governo Meloni la posizione negoziale del Consiglio Ue è molto più rigida di quella espressa dal Parlamento Europeo il mese scorso. Le “linee rosse dell’Italia”, come le ha chiamate il ministro Gilberto Pichetto Fratin nel suo intervento, riguardano gli imballaggi compostabili, le restrizioni ad alcuni formati, le misure sul riutilizzo e la ricarica e quelle riguardanti il settore delle bevande su cui ha insistito molto la Germania.
«L’Italia chiedeva che riciclo e riuso - ha detto Pichetto - stessero assieme. Non si può imporre l’obbligo del riuso, in particolare in un Paese come il nostro, con le caratteristiche della distribuzione peculiari che ha». Vale a dire il 72% di imballaggi riciclati. «Se pensiamo al food, a livello italiano è qualcosa di enorme - ha sottolineato il ministro - e non è standardizzato sulle grandi catene. Le disposizioni previste dal Consiglio Ue sono destinate ad agevolare le grandi imprese, con il rischio di incrinare l’equilibrio del mercato interno».
La posizione passata in Consiglio, con il solo parere contrario dell’Italia, impone vincoli molto rigidi sul riuso fin dall’immediato, e con dei target vincolanti. Sul fronte della plastica monouso, ad esempio, la posizione del Parlamento era molto più articolata rispetto a quella del Consiglio.
Il regolamento sugli imballaggi vieta alcuni i formati in plastica monouso per frutta e verdura, alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore Horeca e per piccoli prodotti cosmetici e da toeletta utilizzati nel settore ricettivo, come i flaconi di shampoo o le lozioni per il corpo. Il Consiglio Ue ha chiesto un maggiore controllo sulle sostanze chimiche pericolose presenti negli imballaggi e previsto l’obbligo di bustine da tè ed etichette adesive sulla frutta compostabili, oltre alla possibilità che lo siano anche altri prodotti a partire dalle capsule del caffé. Obiettivi diversi per gli imballaggi da asporto per alimenti e bevande, bevande alcoliche e analcoliche (escluso il vino), imballaggi per il trasporto, esclusi gli imballaggi utilizzati per merci pericolose o apparecchiature di grandi dimensioni e imballaggi flessibili a diretto contatto con gli alimenti.