Carlos Rodriguez
Difficile stabilire chi ha vinto veramente in questo gioco politico tra ecologismo, retromarce e interessi di parte. Quel che è certo - al momento - è che i motori endotermici sopravviveranno al veto del 2035 per le auto di nuova immatricolazione, a patto di essere alimentati esclusivamente con gli e-fuel, cioè i carburanti sintetici che la Germania ha posto come condizione irrinunciabile per non far saltare il banco di chi voleva per la mobilità su ruote un futuro esclusivamente elettrico.
Alla riunione dei Rappresentanti Permanenti Aggiunti dei 27 Paesi del’Unione Europea (Coreper I) di oggi a Bruxelles è passata dunque la soluzione di compromesso che accontenta i tedeschi (non a caso primi fornitori europei di e-fuels) ma non l’Italia, che in nome della neutralità tecnologica e della necessità di arrivare all'azzeramento delle emissioni nocive con qualunque alimentazione disponibile, da settimane cercava di far accettare anche l’alternativa dei biocarburanti, considerati dal governo (ma non da tutti) altrettanto ecologici, e con il non irrilevante particolare di essere un fiore all’occhiello della produzione italiana.
Il via libera al testo sullo stop alle auto con motore termico dal 2035, con allegata la dichiarazione della Commissione Ue sugli e-fuels, è stato dato con i voti contrari di Italia e Polonia, le astensioni di Romania e Bulgaria e i voti favorevoli dei restanti Paesi membri, secondo quanto si apprende da diverse fonti diplomatiche a margine della riunione dei rappresentanti Permanenti Aggiunti in Ue. I quattro Paesi non allineati non fanno minoranza di blocco, non rappresentando il 35% della popolazione totale dell'Unione, dunque il Consiglio Affari Energia di oggi deciderà senza altri intoppi l’adozione finale del provvedimento.
Con questa “deroga” le Case automobilistiche potrebbero continuare a produrre e a vendere in Europa auto nuove (per quelle già circolanti non cambia nulla invece) solo se alimentate con e-fuels, purché non siano in grado di funzionare anche con la benzina tradizionale. Il condizionale è d’obbligo sia perchè gli e-fuels sono carburanti sperimentali non ancora in commercio e dal prezzo al momento fuori mercato (10 euro al litro, che potrebbe ridursi drasticamente con il tempo ma solo in caso di una diffusione di massa), sia perché la stragrande maggioranza dei costruttori automobilistici ha già eliminato dai piani industriali dei prossimi 10 anni le motorizzazioni endotermiche. E dunque bisogna capire se nel 2035 esisteranno ancora automobili nuove che potranno effettivamente sfruttarli. Resta tutta da verificare poi, l'opportunità di impiegare questi carburanti avanzati per le auto endotermiche già in circolazione. Molti esperti sostengono che la produzione degli e-fuels difficilmente sarà in grado di scalare, e dunque la disponibilità di questi carburanti riguarderà solo le super-car e non potrà soddisfare il mercato di massa, perché limitata o troppo costosa. In ogni caso è opportuno ricordare un aspetto che nel dibattito pubblico si è perso di vista, e cioè che i benefici degli e-fuels si fermano all’impatto climatico. La neutralità delle emissioni vale per la CO2 (il gas climalterante, innocuo per l'uomo) ma non per gli altri inquinanti tossici per la salute umana che secondo molti studi sarebbero analoghi a quella di benzina o diesel.
Sulle altre alternative all’elettrico, la partita sembra comunque terminata, ma il governo Meloni vede (o dice di vedere) ancora qualche spiraglio sui biocarburanti: «L’Italia, senza inutili prove di forza, in queste ore è impegnata a fornire tutti gli elementi utili per far comprendere alla Ue, in modo scientificamente e razionalmente inappuntabile, l’importanza di inserire i biocarburanti tra i combustibili verdi», dice il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Sulla stessa linea Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture: «A tutela di posti di lavoro, ambiente e attività produttive, e per non fare solo un enorme regalo alla Cina, è necessario che l’Europa apra anche ai biocarburanti». La porta però sembra già definitivamente chiusa. In attesa che tra un anno, quando questo Parlamento Europeo verrà sostituito dal prossimo, tutto magari torni in discussione. Il 2035 insomma è lontano, anzi lontanissimo.